Home Festival di Sanremo Silvia Mezzanotte a Blogo: “Pronta a ripartire nella mia versione 5.0 con il concetto del Perdono. Sanremo 2018? Sì, ci andrei”

Silvia Mezzanotte a Blogo: “Pronta a ripartire nella mia versione 5.0 con il concetto del Perdono. Sanremo 2018? Sì, ci andrei”

Silvia Mezzanotte, intervista su Blogo.it dopo l’uscita del suo singolo solista, Lasciarmi entrare.

pubblicato 8 Giugno 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:16

Quando Silvia Mezzanotte inizia a rispondere alle domande e a raccontarsi, le domande che ti eri preparato non le guardi più, perché si crea uno scambio tale che ti escono spontaneamente, una legata all’altra, e ti trovi ad ascoltare le parole di una donna nuova -o forse sempre lei, ma con nuove consapevolezze- pronta a questo nuovo capitolo della sua vita. Senti quello che ti rivela, in tutta onestà, e fai le domande come se fossi a chiacchierare e ad incuriosirti su quello che racconta. Il suo è “Un concept 5.0”, come quello che farà da legame alle canzoni del nuovo album, in uscita entro la fine del 2017. 5.0, cinquanta, come gli anni che lei stessa -con giusta fierezza- ricorda di aver compiuto da poco.

Lasciarmi andare è il tuo nuovo singolo solista che è stato ben accolto da critica e pubblico. Ha questo sapore di ripartenza, di chi non si arrende mai.

E’ un po’ la mia fotografia attuale, mi piace pensarlo come la fotografia di una donna consapevole, che è caduta un sacco di volte, si è rialzata altrettante volte ma che non è comunque vittima delle circostanze piuttosto le ha prese e restituite con gli interessi. E’ stato proprio uno dei concetti chiave che ho voluto far esprimere agli autori quando ho parlato con loro. Volevo che emergesse una fotografia estremamente convincente di quello che sono, senza fronzoli, senza Photoshop virtuale (ride). Credo sia, oltretutto, una fotografia nella quale potersi riconoscere perché quello che è accaduto -o accade- a me non è niente di eccezionale ma potendolo cantare mi sento anche io portatrice di un messaggio o quantomeno icona di un secondo tempo della mia esistenza che mi permette di vivere la vita con più serenità, perché ho compiuto cinquant’anni! (ride)

Da poco tra l’altro, quindi auguri!

Ad aprile, grazie!

Tornando alla canzone, ricordi un momento particolare nella vita che ti ha dato la forza di reagire, una sorta di UP, e, invece, purtroppo, un momento assolutamente negativo, un DOWN, che ha in mente chiaramente?

Sì, il down è stato sicuramente causato dalla scomparsa di Giancarlo (Golzi, batterista della band) che è stato per me traumatizzante sotto il profilo umano (avevamo un rapporto fraterno) e sotto quello professionale perché ero certa di non poter continuare poi nello stesso percorso, senza di lui. E’ sempre stato un po’ il collante della dimensione Matia Bazar. Senza di lui sarebbe stato davvero molto complicato. Il momento UP, forse, è stata la grande carica che mi ha dato la partecipazione a Tale e Quale. Mi ha regalato, insospettabilmente, tanti vantaggi: il primo è stato ritornare a una popolarità che io ricordavo tale solo dopo la vittoria nel 2002 a Sanremo. Tale e Quale è il programma più seguito dalla Rai dopo Sanremo. Il secondo motivo è che, costringendomi a un cambiamento continuo -settimana dopo settimana- è stato stato per me qualcosa di abbastanza forzato perché caratterialmente sarei una persona estremamente stabile che ricerca le proprie sicurezze nei piccoli gesti. Dover cambiare personaggio, nella vocalità e nei panni di un’altra persona, è stato un passaggio karmico. Mi ha aiutata a destrutturarmi di una serie di sovrastrutture che mi portavo dietro, abituandomi al cambiamento. Quando la Rosso al Tramonto, nella persona di Antonio Salvati, il patron dell’etichetta, mi ha proposto un progetto discografico, io ero pronta ad accettare il cambiamento. Infatti mi sono ritrovata a lavorare con giovani producer, autori, un giovanissimo regista, Beppe Gallo, che ha 27 anni. E pensa che la vera fan era sua mamma! Durante la registrazione del video si è fatto una 50ina di selfie che spediva a sua mamma (ride) e lui stesso diceva “Sono cresciuto ascoltando la voce di Silvia insieme ai Matia Bazar e adesso mi ritrovo qui a fare il video della sua rinascita”. Si sentiva, in qualche modo, grato di questa cosa. Il cambiamento indotto mi ha portato a lavorare in modo diverso, ad affidarmi ad uno staff di ragazzi che potessero portarmi nel loro mondo sempre conservando la mia vocalità.

C’è un progetto collegato a questo singolo? Un album previsto, un altro pezzo in uscita?

C’è proprio un progetto, un album al quale stiamo lavorando. Il concept è 5.0 che, come dicevi tu, è un progetto di rinascita che parte dai mie 50 anni. Forse spesso le donne, a 50 anni, soprattutto nel mondo musicale, vengono relegate a ruoli secondari. Io mi sento pronta a ripartire, 5.0 è la versione più digitalizzata e moderna che potessi offrire, non solo agli altri ma a me stessa, è il secondo tempo della mia esistenza vissuto con leggerezza e spesso, allo stesso tempo. E proprio queste due caratteristiche sono alla base delle canzoni che sto incidendo per il disco, piano piano. Mi piace cantare e collaborare con autori di calibro ma anche giovani, dotati dalla penna magica: brani radiofriendly ma, allo stesso tempo, di spessore.

Sai già quando potrebbe vedere la luce? Entro la fine dell’anno?

Sì, sì, entro la fine dell’anno.

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Hai accennato a Sanremo, ai trionfi avuti. Ti piacerebbe tornare nel 2018?

Sì, senza mezzi termini, mi piacerebbe tornare a Sanremo. Se mi chiedi se mi piacerebbe tornare in gara… Oddio, la gara fa veramente tanta paura. Io vengo da una storia nella quale io la gara l’ho sentita sempre tanto perché nel 2001 siamo arrivati primi, nel 2002 siamo arrivati primi, nel 2012 siamo stati eliminati. Queste cose si sentono sulle spalle. La gara, soprattutto in questo momento storico dove conta molto il televoto, la senti perché ci sono artisti che provengono da talent o situazioni simili che ovviamente sono facilitati dal televoto ma, per per fortuna adesso -se non cambiano nuovamente i regolamenti… cosa che è assolutamente possibile (ride)- almeno una parte del voto è affidata alla critica, ai giornalisti e alla giuria demoscopica. In qualche modo si bilanciano le cose anche se spaventa tanto, sai? Il televoto è associato ad un pubblico estremamente teeny, abituato al telefonino in maniera globale. Il mio pubblico è diverso, viene da un’altra generazione che ti apprezza per una capacità interpretativa che porti con te da anni, ma non è abituato al televoto. Fa paura ma, detto questo, la mia risposta resta Sì, inequivocabilmente sì perché io ci sono nata con Sanremo, mi piacerebbe molto.

Ti faccio un’ultima domanda. C’è qualcosa che ti vorresti lasciare indietro e qualcosa che, invece, a livello caratteriale, vuoi portare con te? Qualcosa in cui ti riconosci sempre o qualcosa che negli anni hai visto che è cambiato in te?

Il concetto chiave che è cambiato negli ultimi anni, soprattutto al compimenti dei 50 anni, è il PERDONO. Sono sempre stata perfezionista, alla ricerca della perfezione. Adesso è cambiato, io sono alla ricerca del perfezionamento. Il perfezionamento è legittimo, la perfezione no, non la raggiungerai mai, è un’ambizione che porta solo delusioni. Questa ricerca proviene dalla mia forte insicurezza con la quale sono nata e con la quale convivo, scendo a patti ogni giorni. Adesso ho imparato a perdonarmi: c’è una nota non perfettamente intonata ma comunque è fatta con grande cuore. Oppure una ruga, una cicatrice che adesso fanno personalità e che voglio portare con me. In questo periodos torico sono più sensibile, forse anche dopo la scomparsa di Giancarlo. Quando ti colpisce un dolore così grande, dai un peso diverso alle cose. Per cosa vale la pena di soffrire e per cosa no? Sono diventata, per questo, proprio più sensibile alle cose che la vita mi ha dato e mi ha concesso: fare il mestiere che amo, con grandissima soddisfazione, ottenere riscontri da parte del pubblico che alla fine di un concerto ha voglia di abbracciarti… Quello che non porterei più con me è questa ricerca ossessiva della perfezione. Adesso l’ho trasformata in provare a migliorarmi ma accettare quello che sono anche quando le cose non vanno bene o non sono perfette. Accettare il cambiamento, la sconfitta, come se fosse comunque un segnale di percorso. Se non impariamo a goderci il viaggio, anche dovessimo raggiungere l’obiettivo previsto, perderebbe totalmente di valore. Per me, godermi il viaggio è la cosa più importante.

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