Home Sanremo 2017, il non accidentale karma del favorito: Gabbani vincitore davanti ad una Mannoia benedetta da critica e pubblico

Sanremo 2017, il non accidentale karma del favorito: Gabbani vincitore davanti ad una Mannoia benedetta da critica e pubblico

Sanremo 2017 si è concluso con la vittoria di Francesco Gabbani. Considerazioni a caldo sul Festival appena concluso condotto da Carlo Conti e Maria De Filippi.

pubblicato 12 Febbraio 2017 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:10

Sanremo 2017 è finito. Ieri sera, con uno share che ha superato il 50%, è andata in onda la serata finale del Festival che ha visto la consacrazione -in parte a sorpresa- di Francesco Gabbani con la sua Occidentali’s Karma. E una cosa l’abbiamo capita: essere i favoriti fin dalla vigilia della kermesse musicale è qualcosa da evitare con tutte le proprie forze. Bisogna sempre sperare di essere tra i secondi, terzi o quarti favoriti. Fiorella Mannoia ne sa qualcosa con la sua “Che sia benedetta”. Il suo nome veniva fatto a gran voce dai bookmakers, dalle previsioni. Del resto, però, i sondaggi non sempre azzeccano i risultati reali. Basti pensare, sebbene in un contesto sociale più importante, un’altra grande sconfitta (vero, Hillary?).

Che sia benedetta, quindi, ha conquistato il secondo posto della classifica generale, dietro ad un brano decisamente radiofonico, orecchiabile e che sentiremo (e balleremo) per i prossimi mesi. Francesco Gabbani ha superato se stesso. Se l’hanno scorso aveva vinto la categoria Nuove Proposte con Amen (vero e proprio tormentone) quest’anno si è portato a casa il premio della categoria Big. Le carte in regola per essere una hit ci sono tutte: originalità, freschezza, coreografia accattivante, spensieratezza. E’ una buona e astuta canzone che meritava sicuramente il riconoscimento e lo stesso Gabbani, dopo aver sentito pronunciato il suo nome come vincitore del Festival, si è inchinato davanti a Fiorella Mannoia, regina indiscussa di questo Sanremo 2017. Lei ha vinto su tutti i fronti: il suo brano ha conquistato la critica e anche il pubblico, sebbene quest’ultimo abbia preferito la melodia del collega Gabbani.

Molto bene anche Ermal Meta che si è classificato terzo ma ha visto finalmente riconosciuto il proprio talento sia come autore che come cantante. La sua interpretazione -con finale in falsetto- di Amara Terra mia, ha meritatamente trionfato alla serata cover. Inoltre, ha vinto il Premio della Critica con il suo brano “Vietato morire”, terzo classificato finalista dietro a Gabbani e alla Mannoia. Ermal Meta si è finalmente fatto (ri)conoscere per le sue indubbie qualità ed è diventato “Big” a tutti gli effetti proprio grazie a questo Sanremo.

Un Festival che, alla fine, è riuscito anche ad essere polemico e consolatorio, tra le sue sfumature. Eliminato nella quarta serata, Gigi d’Alessio ha ammesso il proprio disappunto e la propria delusione, spiegando di non essere rimasto sorpreso dalla sua esclusione:

La mia eliminazione non mi ha sorpreso. Quando ho sentito i nomi dei componenti della giuria di qualità ho detto ad Anna (Tatangelo, Ndr): ‘prepara i bagagli’. La giuria di qualità è troppo spostata verso un certo tipo di musica. Ci è voluta una giuria intera per farmi fuori. Da pubblico e critica ho avuto riscontri a mio favore. La cosa ingiusta è questa. Sanremo è questo: a Sanremo ci vuole il sangue, quest’anno hanno esagerato, hanno fatto una emorragia. Quando mi metti in giuria il re della dance (Moroder, Ndr), Linus di Radio Deejay che non ha mai suonato una mia canzone… È come dire ai tifosi del Napoli ‘date un voto alla Juve’. Se metti Radio Deejay, devi mettere anche Rtl o Radio Italia! Par condicio!

Ma insieme a Gigi, anche un altro grande nome (in parte favorito) è stato eliminato nella serata di venerdì. Parliamo di Al Bano, escluso con il suo Di rose e di spine. Una eliminazione che ha anche indignato diversi colleghi. E allora come uscirne bene e dare il “meritato riscontro” al cantante? Facendolo salire sul palco durante la serata finale per consegnarli il premio Miglior Arrangiamento. Teatro Ariston contento, Orchestra felice, Al Bano gioioso (prima di staccare un fiore non suo).

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E così anche un grande nome della musica italiana può, in qualche modo, consolarsi per essersi messo in gioco in una gara e non essere arrivato nemmeno alla finale a 16.

Si parla di un cambiamento, si chiede che ci sia maggior “protezione” nei confronti di artisti di lunga carriera che accettano di tornare a sfidarsi con altri colleghi. Ma avrebbe senso? Una gara suddivisa in categorie di Big non rischierebbe di diversificare il senso stesso del programma? L’eventuale nascita di una sezione “talent” tra i Big non sarebbe includere un mini torneo di talent show dentro a un carrozzone musicale storico? In molti hanno sottolineato come ci sia stata una voluta esclusione dei grandi Big -Al Bano e D’Alessio- ma non dimentichiamo che, ad essere arrivati in finale, abbiamo avuto anche Michele Zarrillo, Paola Turci, Marco Masini e Fiorella Mannoia, non proprio ex nuove proposte ma artisti con una lunga carriera decennale alle spalle, spesso applauditi e apprezzati.

N.b. Occidentali’s Karma rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest 2017. E questo, tra tutti i brani presenti in gara, non poteva essere scelta migliore.

Festival di SanremoFiorella MannoiaFrancesco Gabbani