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Carla Bruni “Comme si de rien n’était”, la recensione

Parlare di “Comme si de rien n’était” di Carla Bruni richiede un doppio sforzo mentale. Primo: dimenticare la bella, ricchissima, fortunata e un po’ libertina ex top model. Secondo: dimenticare Madame Sarkozy e la protagonista della love story più chiacchierata del 2008. Fatto? Ora si può dire che il terzo album della quarantenne folksinger per

di dodo
pubblicato 14 Luglio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 20:49

Parlare di “Comme si de rien n’était” di Carla Bruni richiede un doppio sforzo mentale. Primo: dimenticare la bella, ricchissima, fortunata e un po’ libertina ex top model. Secondo: dimenticare Madame Sarkozy e la protagonista della love story più chiacchierata del 2008.

Fatto? Ora si può dire che il terzo album della quarantenne folksinger per caso non delude le aspettative, anche se forse risulta meno intimo ed emozionante di “Quelqu’un m’a dit” – l’album rivelazione del 2002 – e meno ambizioso di “No promises”.

Ciò che colpisce di più di queste canzoni, oltre al proverbiale e raffinato minimalismo strumentale e vocale (“less is more” sembra la sintesi del Bruni-pensiero), è il loro essere senza tempo.

Potrebbero essere state incise in qualsiasi decennio, ma più probabilmente nella prima metà degli anni ’60: echi di Françoise Hardy, suggestioni di Peter, Paul & Mary e della prima Joan Baez, un’armonica di Bob Dylan, un arpeggio di Donovan,…

Rispetto alle prove precedenti ci sono più suoni e più strumenti, e la voce, roca ed estenuata, sembra più sensuale e sicura di un tempo (Fiorello avrà comunque buoni spunti!).

Chi spera di trovare nei testi qualche riferimento “people”, rimarrà deluso: l’intero disco vola alto nella sua semplicità poetica, affrontando due temi ed ossessioni universali: l’amore (ma “le Président” non è mai citato esplicitamente) e il tempo che passa, con i suoi malinconici rimpianti.

Tra i pezzi, accattivante il singolo “L’amoreuse”, struggente “Salut marin” dedicata al fratello scomparso, profonde ed armonicamente suggestive “La possibilité d’une ile” e “Déranger les pierres”.

E la cover de “Il vecchio e il bambino”? I fan di Guccini (che passa alla cassa) non l’hanno presa bene, anzi. Diplomaticamente, la possiamo definire coraggiosa e straniante.

Ultima nota: per chi non fosse pratico, il titolo dell’album si potrebbe tradurre in “Come se nulla fosse successo” (e a lei, in questi anni, è successo davvero di tutto).

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