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Gabriele Ciampi a Blogo: “I bei sogni si possono realizzare anche in Italia”

Intervista a Gabriele Ciampi, il compositore amato in America riparte dall’Italia.

pubblicato 7 Dicembre 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:33

C’è un artista che piace molto agli americani. Lui si chiama Gabriele Ciampi, si è esibito alla Casa Bianca alla fine del 2015 (incassando la stima degli Obama) e nella vita fa il compositore e direttore d’orchestra. E’ romano ma abita a Los Angeles. E, nonostante sia stimato in tutto il mondo, ha deciso di far partire il suo ultimo progetto discografico, In Dreams Awake, proprio dal suo Paese (il disco è uscito il 28 ottobre per Universal).

“Il sogno americano si è materializzato l’8 dicembre di un anno fa, quando sono entrato alla Casa Bianca. Questo, invece, è l’inizio del mio sogno italiano. La firma con un’etichetta di questo calibro, la Universal, mi lusinga mentre la scelta di far partire questo progetto dall’Italia, il mio Paese, mi rende orgoglioso. Universal è un partner prestigioso per la distribuzione, la produzione è stata realizzata da me senza vincoli. A volte la major impongono determinate condizioni, così non è stato”.

L’album parte dall’Italia ma esce in tutto il mondo. Una soddisfazione doppia.

“Ci sono arrivato dopo un primo album e quattro anni di lavoro, tutto è successo in maniera graduale. L’album è già disponibile sulle piattaforme digitali di tutti i Paesi del mondo. Piano piano, partendo dall’Italia, cominceremo a farlo girare, ci sono già delle date programmate per l’uscita del fisico. L’Universal è un partner fondamentale perché, avendo sedi in tutto il mondo, è leader del settore”.

Rivendichi con forza una certa “libertà di espressione”.

“La libertà creativa è fondamentale per far esprimere al meglio un artista”.

Questa libertà cosa ti ha permesso di produrre?

“Tutto quello che ho scritto in questo anno. Tutta la musica pensata e registrata racconta di me, vuole trasmettere delle emozioni, senza brani riempitivi per chiudere un cd. Ho voluto seguire il percorso iniziato con il mio primo album, quello legato alla ricerca dell’essenziale: raccontare una storia con il linguaggio essenziale, vicino al classicismo. E’ facile scrivere tante cose, più difficile scegliere quali note lasciare sullo spartito e quali eliminare. Addirittura ho composto un brano per uno strumento solo”.

Parli di classicismo. Cosa intendi?

“Non ho rinunciato alle basi classiche. Senza la conoscenza della tradizione non si può essere innovativi. Con il talento ma senza uno studio approfondito del passato, non si potrà mai scrivere la musica del futuro. Insomma, non può esserci innovazione senza tradizione”.

Un anno fa entravi alla Casa Bianca: questo tipo di musica viene apprezzata di più all’estero?

“Se uno vale, emerge comunque. Se un artista ha qualcosa da dire, il suo messaggio arriva. La musica è un linguaggio universale: possiamo essere in Cina, America o in Italia, non cambia niente. L’unica vera differenza è che l’America è più attenta alle novità. Il progetto nuovo spaventa di meno, non si ha paura ad ascoltarlo. Sotto questo punto di vista, le cose stanno cambiando anche in Italia. La macchina è più lenta ma ci sono bellissimi segnali”.

Sei comunque affezionato al nostro Paese.

“Si possono realizzare tanti bei sogni anche in Italia. Spesso si crea in noi una sorta di fretta. Invece ci vogliono tanti anni, fallimenti e studio prima di ottenere un successo. Non bisogna mollare mai”.

Attualmente vivi a Los Angeles, una scelta legata a questioni lavorative?

“Anche. Los Angeles è una città in cui si sta bene. Ha dei ritmi blandi, si vive poco quello stress delle grandi città ed è ideale per la produzione artistica. Contemporaneamente, si vive una sensazione di disagio perenne, non è una città facile da vivere, e questo stimola la produzione: lì scrivo molto di più. Non credo alle muse ispiratrici, chi scrive lo fa per comunicare qualcosa: le sensazioni e paure che vivo quotidianamente si trasformano in note sul pentagramma”.

Come vivi l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca?

“Gli Stati Uniti non erano pronti all’arrivo di una donna alla Casa Bianca, non mi ha sorpreso la vittoria di Trump. Suonare alla Casa Bianca è stato importante per me, indipendentemente dal Presidente”.

Parlando ancora di incontri importanti, impossibile dimenticarci di Papa Francesco. Grazie a lui è nato il Preludio per due violoncelli.

“Un altro sogno realizzato. Papa Francesco è un uomo straordinario, ha dato un messaggio di modernità incredibile e senza precedenti. Ho sentito la necessità di scrivere qualcosa attraverso un linguaggio il più semplice possibile: quello nato, è un dialogo fra due strumenti con momenti duri che termina con un messaggio di speranza. Lo stesso che ha caratterizzato il Giubileo della Misericordia”.

Il 2017 si aprirà con il tuo concerto al Parco Auditorium della Musica a Roma.

“E’ il quarto anno che torno in Auditorium. Verrà eseguito, tra l’altro, il Preludio per due violoncelli. Sarà una prima assoluta”.

Il concerto si terrà a Roma, a Capodanno, in occasione della Giornata Mondiale della Pace (1 gennaio all’Auditorium Parco della Musica – ore 18, Sala Petrassi) e ha ottenuto il Patrocinio del Giubileo straordinario della Misericordia.

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