Home Interviste Giò Sada, Volando al contrario: “Il musicista è come un artigiano, ha bisogno di tempo”

Giò Sada, Volando al contrario: “Il musicista è come un artigiano, ha bisogno di tempo”

Il vincitore di X Factor 2015 ha presentato alla stampa il suo nuovo lavoro, “Volando al contrario”

pubblicato 22 Settembre 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 13:37

Durante la presentazione dell’ultimo disco degli Afterhours, Manuel Agnelli aveva detto una frase che mi aveva colpito molto:

“Con la paura del rischio non abbiamo combinato un cazz0 negli ultimi 30 anni, tutti con la paura di sporcarsi l’immagine, la reputazione, non abbiamo combinato un cazz0, una generazione di coglioni che non hanno combinato un cazz0. Prendiamoci sto cazz0 di rischio, andrò a fare la scimmietta, fallirà tutto? Chi se ne f0tte, chissenefrega, non stiamo parlando di andare in guerra, di vita o di morte”

Alla fine è solo questa la filosofia con cui si decide di partecipare ad un programma come X Factor: penso che se sei un musicista o un cantante, dopo aver girato i palchi più scalcagnati d’Italia e non solo, ad un certo punto della tua – più che carriera chiamiamola produzione artistica – è normale che ti fermi, ti fai due conti e decidi cosa vuoi essere. Pure se arrivi da un background punk-hardcore come Giò Sada. Che a X Factor 2015 ha partecipato, vincendolo per giunta. E chi l’avrebbe detto mai.

L’immagine, la coerenza, son tutti discorsi che lasciano il tempo che trovano: ognuno è libero di fare le scelte che preferisce, per scegliere il mezzo di espressione che ritiene più opportuno in quel momento, per quello che sente di dire in quel momento. L’importante è aprire una strada, ci racconta Giò in occasione della presentazione alla stampa di “Volando al contrario”, il suo primo album di inediti che arriva dopo nove mesi dalla vittoria del talent e uscirà venerdì 23 settembre.

“Non ho voluto sfruttare l’occasione per me, ho coinvolto tutte le persone che hanno condiviso con me il percorso di questi anni. Io so cantare, ma la mia band sa suonare, è questo il punto. Volevo continuassimo insieme, poi come va…va. L’importante è che abbiamo fatto tutto con questa modalità. Io posso essere l’ariete di questo progetto ma siamo una squadra, siamo tutti amici”

La cosa più difficile però è far capire, a chi non conosce bene questo mondo, che la musica – e l’arte – non possono essere assoggettate a logiche produttive troppo soffocanti (nel nostro caso, un disco da far uscire il giorno dopo). O meglio, spesso succede, ma le cantonate sono sotto gli occhi di tutti. Per cui se la casa discografica ti lascia il tuo tempo per portare a termine le cose come si deve, è quantomeno un bel segnale:

“Ci si aspetta che un vincitore di un programma del genere debba far uscire qualcosa al più presto possibile. Tanta gente mi chiedeva, ho dovuto spiegare centinaia di volte il motivo per cui non avevo ancora fatto uscire nulla. Io con la mia band, creiamo tutto noi: questo cd è stato fatto da noi, a parte la produzione di Luca Rustici e Luca Chiaravalli. Abbiamo coinvolto una serie di amici anche per le grafiche, ho voluto coinvolgere chi poteva dare un valore aggiunto, e anche che fosse della nostra città. Volevo nascesse nel mio luogo d’origine, son stato contento di condividere questa vittoria con quelli che meritano”

Giò ci tiene ad andare avanti, così come tutto è iniziato, con la sua band ovvero i BariSmoothSquad. Alcune canzoni dell’album sono state scritte prima dell’ingresso a XF9, altre in seguito, e possiamo immaginare che tutto questo abbia sortito una qualche influenza:

“Sono sicuro che quando sentirò questo disco tra un anno vorrei cambiare cento cose. E’ molto vivo nel disco il concetto del tempo, di quanto possa essere diverso tra una persona e l’altra e di come si possano gestire le cose in maniera diversa. Mi piace l’idea dell’artigianato, questo tipo di attitudine, non solo nella musica. Il musicista è un artigiano di qualcosa che non si tocca, c’è un lavoro di studio, di suoni, un lavoro manuale. L’artigiano ha bisogno di tempo per lavorare, per fare i suoi prodotti”

Alla fine calcare pure i palchi più fetenti del mondo serve solo a farti venire le spalle grosse e tenere i piedi per terra:

“Vorrei che si percepisse la cura del progetto, sto cercando di uscire dall’idea del successo, del successo per forza, della massima esposizione per forza, o delle super-ultra-vendite per forza. Non è questo che mi interessa, c’è anche un messaggio: noi suoniamo, viviamo così, cerchiamo di dare un esempio che venga molto naturalmente, perchè noi siamo naturalmente così”

Alla fine, comunque vada, il succo è che bisogna rischiare. Bisogna avere il coraggio sia cambiando strada (magari facendo, appunto, un talent) che restando duri e puri. L’importante è portare sempre nel proprio bagaglio credibilità, attitudine e sostanza. Alla fine chi rischia – credetemi – non sbaglia mai.

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