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Fotografi Metal: Enrico Dal Boni, fra concerti e cosplay

Macinare centinaia di chilometri per raggiungere i concerti, e mentre scende l’adrenalina post-foto, rimettersi in macchina: la dura vita di chi fotografa metal per passione, partendo da Rovigo…

pubblicato 6 Agosto 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 15:00

Ai fotografi milanesi di concerti potrà sembrare strano, ma è una cosa confermata: ci sono concerti (e fotografi) anche fuori dalla cerchia della circonvallazione est/ovest, e ben al di là del Live Club di Trezzo. Ci sono molti fotografi che macinano centinaia di chilometri per raggiungere un club, e che mentre scende l’adrenalina dopo aver fotografato i primi tre pezzi del concerto, tornano in macchina e macinano altrettanti chilometri. Enrico Dal Boni è un inviato di Metalitalia.com, abita a Rovigo e la sua zona è principalmente legata a Bologna (che comunque dista un’ora di macchina).

Partiamo dalle basi: come, quando e soprattutto perchè hai intrapreso la strada del fotografo di concerti?
Inizio dal perché: la fotografia mi è sempre piaciuta, già negli anni ’80 andavo in giro per il mio paese a fotografare qualsiasi cosa vedessi con una Nikon F-601M, ma poi ho messo da parte l’hobby perché troppo costoso [ero iperproduttivo e pellicole/sviluppi costavano troppo per un minorenne]. Negli anni ’90 ho cominciato ad appassionarmi alla musica e ad andare ai concerti, quindi il passo per unire le due passioni è stato breve.
Nell’ottobre 2006 ho iniziato a frequentare un locale del mio paese [ora purtroppo chiuso] e fotografare i concerti con una compattina digitale. Nell’aprile 2009 decido di fare il grande passo e prendere la prima reflex [quella che all’epoca costava meno] per avere qualcosa in più. A fine agosto 2009 leggo un annuncio e mi propongo a Metalitalia.com come fotografo [e ringrazierò sempre Francesco e David per la fiducia].

E perchè hai scelto la scena metal (e affini, ovviamente – hard rock, un po’ di punk…), per praticare le tue doti fotografiche?
Ascolto metal dal 1991, non disdegno altri generi ma la maggior parte degli album che ho sono metal, come la maggior parte dei concerti che ho visto. La scelta della scena metal è stata quindi logica, ho unito l’utile al dilettevole fotografando i concerti a cui sarei voluto andare come pubblico.

Ti sei mai spinto a fotografare qualche band che si allontanasse nettamente dalla scena metal? Come ti sei sentito in quei casi?
Sì, oltre a Metalitalia.com collaboro con altre riviste on-line che trattano musica non settoriale. A volte scelgo di andare a concerti non-metal quando ho voglia di fotografare ma non ci sono concerti metal nella mia zona. Li uso per tenermi in allenamento, incontrare altri fotografi e scambiare quattro chiacchiere, tra loro ci sono anche belle persone, come il grande Mathias!

E’ il momento della “invidia del pene”. Parlaci della tua attrezzatura.
Non ho nulla di troppo costoso, cambio l’attrezzatura solo quando ne sento veramente il bisogno. Ho inziato con una Canon 1000D con i 18-55 e 55-200 del kit [che tengo ancora più per nostalgia che per utilità]. Ora ho una Canon 7D, una Canon 6D, un 24-70 2.8 L, un 70-200 2.8 L e un fisheye della Tokina.

Cos’è una serata “fotograficamente no” per te?
Diciamo che le serate peggiori sono quelle in cui non ti lasciano lavorare al meglio, ad esempio quando decidono di farti fotografare dal mixer. Comunque tutti i concerti sono “gestibili”, alla fine un minimo risultato lo si porta sempre a casa.

Qual è la soddisfazione più grande che ti sei preso fino ad ora, grazie alle foto scattate ai concerti?
Non mi interessa la notorietà [anche se i complimenti fanno sempre piacere], per me la soddisfazione più grande è poter fotografare i miei miti.
Quando sfogliavo riviste tipo Metal Shock o MetalHammer pensavo “cavolo che belle foto, anche a me piacerebbe farle” ed ora le faccio.
Recentemente è stata un’emozione unica poter stare sotto al palco degli Iron Maiden a Trieste [che poi sono anche stati il primo “concerto grosso” che ho visto al Monsters of Rock del 1992].

Ci mostri una foto scattata di recente che ti ha dato soddisfazioni?
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Kay Hansen dei Gamma Ray in concerto a Bologna, mi piace quando i musicisti decidono di scherzare con l’obiettivo.
(Foto tratta da Megadeth e Gamma Ray a Bologna, 3 Giugno 2016)

Ci si campa, con la metal live photography?
Direi proprio di no, per vivere ho un “normalissimo” lavoro d’ufficio. Ormai le band preferiscono un lavoro mediocre ma gratuito ad un lavoro di qualità a pagamento. E le foto dei concerti se le “scaricano” senza memmeno interpellarti [vero band italiane? Almeno gli stranieri hanno la cortesia di chiederle].

La scena fotografica milanese è decisamente “una bolla”, visto che tutti i concerti passano da lì. Come la si vede da lontano, dalla tua città, in cui bisogna fare chilometri su chilometri per raggiungere il club “grosso per concerti” più vicino – che poi solitamente è Bologna e non Milano…?
Questa è la vera “invidia del pene”, vedere in programma a Milano tutti quei concerti e non poterci andare per problemi di distanza.
La maggior parte dei concerti metal nella mia zona li fanno a Bologna, che dista circa un’ora da casa mia. Ho cominciato a considerare accettabile questo tempo che mi permette di rilassarmi prima del concerto e svuotare la testa dal lavoro.

Oltre che alla fotografia concertistica, ti dedichi anche alle foto di cosplay, ovvero le foto scattate alle fiere del fumetto a chi impersona un personaggio di fumetti/cartoni animati/film, e hai anche vinto qualche concorso indetto dalle comicon. Ci sono differenze e/o analogie, con il fotografare tizi tendenzialmente barbuti che saltano su un palco tendenzialmente al bui?
I fumetti sono un’altra delle mie passioni, e frequento le fiere dagli anni ’80. Da qualche anno è scoppiato anche in Italia il fenomeno cosplay e quindi perché non fotografarli? La differenza dai concerti è abissale: da una parte c’è una situazione su cui non hai nessun controllo, la band fa il suo spettacolo e tu hai un tempo limitato per adattarti a ciò che trovi sul palco; dall’altra hai l’interazione con gente simpatica che ha voglia di posare ed hai il tempo per pensare a come sfruttare la luce e i luoghi circostanti la fiera.
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(Enrico in azione in campo cosplay – foto di Marco Fuso)

Inaugurando questa rubrica su fotografi metal, ho parlato con Six Catalano, che anni fa prese una dura scelta, abbandonando la scena della fotografia concertistica, e ancora oggi la sente come “una ferita nell’anima”. Tu potresti mai tornare a vedere concerti come semplice spettatore, senza l’adrenalina che si prova durante i primi tre pezzi quando la band entra sul palco e tu sei ai loro piedi, con la macchina fotografica in mano?
Questa è una bella domanda, non credo sarebbe più la stessa cosa. L’adrenalina dei primi tre pezzi sotto palco per me vale quasi quanto tutto il concerto [ed infatti molto spesso lascio il club quando iniziano i bis così mi evito le code all’uscita dal parcheggio]. Gli unici concerti a cui riesco ad andare come spettatore sono quelli a cui accompagno mia mamma 😉

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