Home Interviste Pago a Blogo: “Vivo di live. Music Farm non mi ha aiutato, le radio mi hanno chiuso le porte”

Pago a Blogo: “Vivo di live. Music Farm non mi ha aiutato, le radio mi hanno chiuso le porte”

La gavetta, il successo con Parlo di te, la storia con Miriana Trevisan, Music Farm, le radio ed un periodo di pausa. Intervista a Pago.

pubblicato 2 Agosto 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 15:11

El Camino del Amor è il singolo che segna il ritorno di Pacifico Settembre, meglio conosciuto con lo pseudonimo Pago. Il brano nasce dalla collaborazione con i Gipsy Gold, esponenti della tradizione musicale gitana che hanno raccolto il testimone, l’approvazione e la stima delle leggende della musica gitana.

Pago, non ti sentivamo dal 2012.

“E’ stato un periodo di scelte e cambiamenti. Ho cambiato percorso discografico. Quando è finito il contratto con Carlo Varello de L’isola degli artisti, ho cercato di capire come gestirmi in questo momento particolare della musica. Ho riniziato a scrivere… il tempo è passato ma non me ne sono neanche reso conto. Fra spostamenti – da Pavia son tornato a vivere a Cagliari per motivi sentimentali -, un figlio ed altro, mi sono preso del tempo per me”.

Quindi il nuovo singolo.

“Mi sono ritrovato fra le mani tante canzoni e mi sono detto: ‘E’ ora di fare qualcosa’. Fra queste, c’era il nuovo singolo, El Camino del amor, scritto in spagnolo. Una sera mi hanno invitato a Venezia per fare un concerto, lì ho conosciuto i Gipsy Gold e, siccome sentivo il bisogno di un featuring sudamericano per il mio brano, ne ho approfittato”.

Un brano in spagnolo perché vuoi parlare al mercato latino?

“Assolutamente. Il brano merita un ascolto da parte della zona latina del mondo. Infatti siamo in uscita in Spagna, alle Gran Canarie ed in Costa Rica. E’ una canzone estiva da morire, in Italia c’era il bisogno di uscire in questo periodo. Invece nelle zone latine del mondo, l’estate è tutto l’anno e non c’è bisogno di un periodo ben preciso per l’uscita”.

Stai lavorando anche un album?

“Ci sto lavorando proprio con i Gipsy Gold. Abbiamo scritto alcune canzoni, l’intenzione è quella di far uscire un album insieme”.

Hai parlato di un “momento particolare della musica”. Si fa più difficoltà rispetto al passato?

“Direi proprio di sì. C’è un taglio netto delle radio. Hanno definito un qualcosa che da parte mia non è ancora comprensibile. Ci sono degli artisti che devono andare in radio a tutti i costi. E sono artisti già affermati, qualcuno che viene dai talent o dalle produzioni interne alle radio. Stop”.

Non sei a favore dei talent?

“Sono interessanti, fanno ascoltare un sacco di gente con talento. Ma su dieci, ne bruciano nove. Dovrebbero coltivare tutti quei ragazzi con talento, invece si brucia tutto velocemente. La musica ci rimette, non si ha tempo di coltivare l’arte”.

Il web è una strada alternativa? Rovazzi ha sfornato da lì il tormentone dell’estate.

“Il web aiuta. Rovazzi mi fa ridere. Mio figlio mette Andiamo a comandare cento volte al giorno e mi fa piacere ascoltarlo. Ma è Rovazzi, non ha scritto una canzone che rimarrà nei secoli dei secoli della musica. La questione è: una canzone così deve togliere spazio ad altre cento che dicono qualcosa? Non lo so. Sicuramente internet permette alla gente di giudicare e decidere. Le radio, invece, decidono chi mandare e chi escludere, senza ascoltare il parere di chi ascolta. Ormai le emittenti radiofoniche sembrano tutte uguali. Ci sono radio che producono artisti e che li mandano venti volte al giorno. E ci sono artisti che vanno forti in radio ma non vendono dischi e non fanno concerti. Non è giusto che non ci sia spazio per altri”.

In generale, la musica continua ad essere redditizia o tocca inventarsi qualcos’altro?

“Sin da quando ero ragazzino, ho scelto di cantare dal vivo. Oggi è il mio mestiere. Ho una passione pazzesca per il palcoscenico e ogni volta mi affascina il rapporto che si crea con il pubblico. E’ una strada da seguire. Certo, devi avere la voglia di girare tanto e correre il rischio di stare in posti non proprio bellissimi. Spesso ti ritrovi in luoghi che non sono proprio quello che ti aspettavi, ma resta un mestiere bellissimo”.

Ancor prima del grande successo, hai girato molto.

“Mi sono dato da fare. Ho fatto la gavetta vera perché volevo fare questo mestiere. Ho dormito per strada, girato tanto e ho pure fatto l’artista di strada a Parigi. Lì non trovai nessuno sbocco a livello discografico e tornai in Italia. Son ripartito da zero tante volte. Tante porte in faccia, tanti no. Ma non ho mai mollato”.

Hai insistito e sono arrivate la Warner e Carosello. Ti hanno dato una possibilità importante.

“Era il 2005, uscimmo con Parlo di te. Ci fu, addirittura, l’appoggio della Citroen che scelse il brano per la campagna pubblicitaria della loro nuova macchina. Io riponevo in questo progetto discografico tutte le mie speranze, ottenne un successo del tutto inaspettato”.

Conquistasti una popolarità improvvisa e pazzesca.

“Proprio così. Improvvisa e pazzesca. Fu talmente tutto improvviso che ho realizzato dopo parecchio cosa stava succedendo. Non capivo se fosse naturale sentire la propria canzone costantemente in radio, mi sembrava quasi normale quel successo”.

C’era il rischio di montarsi la testa?

“C’era. La gavetta ed il vissuto alle spalle mi hanno aiutato a mantenere i piedi per terra”.

Eppure Parlo di te non ti convinceva così tanto. Corretto?

“Venne scelta dalla mia discografica, i brani forti di quell’album per me erano altri. Avevo un disco dove tutto mi aspettavo, fuorché uscire con Parlo di te come singolo. C’erano dei brani più cantautorali con testi più profondi dove usciva il mio vissuto, non badavo tanto a quella melodia così forte”.

Immagino ti abbia fatto guadagnare molto quel brano.

“Ancora mi dà soddisfazioni”.

Un anno dopo, nel 2006, hai partecipato a Music Farm. Che esperienza è stata?

“La mia casa discografica non voleva farmi partecipare. Al tempo, contrariamente a quello che succede adesso, le trasmissioni televisive come Music Farm o Amici non venivano viste bene dalle radio e dal mondo professionale della musica. Chi partecipava veniva etichettato come un personaggio televisivo e non come cantante. In effetti, dopo Music Farm ho trovato tanti paletti. I miei discografici non avevano tutti i torti”.

Non ti ha aiutato quell’esperienza?

“Non mi ha aiutato. Anzi, a livello radiofonico mi ha costretto a fare marcia indietro”.

Che significa?

“Significa che molte radio hanno cominciato a dirmi di no perché ero reduce da quell’esperienza. Ma contemporaneamente Music Farm mi ha dato una popolarità pazzesca. Mi ha dato la possibilità di conoscere un artista come Franco Califano ed incidere una canzone con lui. L’ho fatto e tornando indietro, lo rifarei”.

 

Quindi l’estate successiva esce Vorrei tu fossi mia. Un altro successo.

“Era un brano su cui puntavamo molto. Mi aveva permesso di partecipare anche all’ultimo Festivalbar, mi sono divertito e ho avuto un accoglienza straordinaria”.

In quegli anni si parlava molto di te per la storia con Miriana Trevisan. Gli articoli di gossip distoglievano l’attenzione dalla tua musica o l’aumentavano?

“C’era questa sorta di linea che separava l’artista cantante dal resto. Miriana Trevisan era mia moglie, ci eravamo sposati ed era inevitabile finire sui giornali di gossip. Non c’ho visto mai nulla di strano o preoccupante”.

L’ultimo album è uscito nel 2009, poi è calata un po’ l’attenzione. Ti fa male leggere “Che fine ha fatto Pago?”?

“E’ normale. Non possiamo essere tutti uguali. C’è chi ha la possibilità di fare un disco all’anno. E chi, come me, deve combattere e aspettare qualche anno per uscire con qualcosa di nuovo. L’importante è non mollare, scrivere canzoni, suonare. Questo lo faccio e lo farò sempre”.

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