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Luca Dirisio a Blogo: “Il successo non mi interessa, io faccio il cantautore. Le major mi hanno spremuto”

Luca Dirisio è tornato con un singolo dopo quattro anni di assenza: Come Neve. Intervista di Blogo.

pubblicato 12 Luglio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 15:42

Calma e sangue freddo, il premio ‘artista rivelazione’ al Festivalbar 2004 ed un album uscito pure in Spagna. Il mio amico vende il tè. La ricetta del campione. Se provi a volare. Sanremo 2006 con Sparirò. Luca Dirisio nei primi anni duemila ha sfornato un tormentone dietro l’altro. Poi rompe con le major discografiche, decide di percorrere una strada diversa e si comincia a vedere un po’ meno. “La vita è solo una, io me la godo”, ci racconta.

Luca, non ti sentiamo da quattro anni. Cosa è successo?

“Non mi avete sentito per quattro anni perché ho fatto un sacco di cose. Ho viaggiato, mi sono liberato la mente e riempito gli occhi di cose belle. Ho scritto anche un sacco di roba, solo che nel tempo mi accorgevo di non apprezzare quei lavori e ho buttato nel gabinetto quasi due dischi. Faccio parte di quella categoria di persone a cui non interessa esser famoso o avere successo. Io sono un cantautore, scrivo canzoni quando ne ho voglia. Non mi interessa stare in televisione o essere sulla cresta dell’onda, preferisco vivermi la vita… anche perché è una sola”.

Perché Come Neve era il brano giusto per tornare?

“L’ho scelto semplicemente perché è dedicato ad una persona importante per me. ‘Voglio una che non dica no’, canto. Io quella persona l’ho trovata, l’ho conosciuta e le ho messo un anello al dito”.

Tua moglie.

“Questa canzone è dedicata a mia moglie perché è ‘bianca’ come la neve, viene da Mosca. Era questa la metafora che volevo utilizzare, non ci sono doppi sensi. Lei mi ha migliorato la vita. Quando trovi quella giusta, te ne accorgi subito”.

Il brano è stato prodotto da Ketra e Takagi.

“Sono miei cari amici. Con Takagi ci conosciamo da quindici anni, siamo andati in tour insieme. Ketra è di Vasto, il mio paese. Li ho fatti conoscere io”.

Loro sono produttori di hit pazzesche come Roma Bangkok e Vorrei ma non posto. Anche Come Neve era nata con l’obiettivo di renderla un tormentone estivo?

“No, no. Come Neve non doveva neppure uscire quest’estate, il pezzo era nel cassetto da un po’”.

Sei soddisfatto del riscontro ottenuto finora o ti aspettavi qualcosa in più?

“Non mi interesso di queste cose. Questi riscontri servono ai discografici che sanno solo contare ma poi non capiscono nulla di musica. A me interessa scrivere musica; i guadagni mi interessano relativamente, quanto basta per fare la vita agiata che ho sempre fatto. Non faccio musica per fare il vippetto in giro, non sono fatto così. Io preferisco prendere un aereo e andare via, mi piace viaggiare ed essere selvaggio”.

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Ultimamente molti si sono chiesti che fine avessi fatto. E qualcuno ti ha pure definito una ‘meteora’.

“Siccome il mondo del professionismo musicale è ristretto a pochi eletti, me ne sbatto di queste critiche poco costruttive. Queste sono solo chiacchiere da bar per gente che non ha nulla da fare dalla mattina alla sera, lasciano il tempo che trovano. Io ho troppe altre cose da fare, perdonatemi”.

Sei pure poco attivo sui social, non dai conto alle critiche?

“Ho solo una pagina ufficiale. Se una persona mi chiede qualcosa di costruttivo o vuole raggiungermi per organizzare una data, allora sono a disposizione. Ma non uso i social come fanno tanti miei colleghi. Prima di tutto: non parlo dei miei fatti personali sui social, altrimenti non sarebbero personali. Non faccio come tanti altri: caffè e postano, mare e postano… non so quale piacere ci possa essere. Solo per sentirsi popolari anche sui social? Non me ne frega nulla. Seconda cosa: le critiche sui social sono giochetti per bambini di quattordici anni. Chi mi segue, mi segue per la mia musica e per sapere dove faccio concerti”.

Facciamo un passo indietro. Il grande successo è arrivato nel 2004 con Calma e Sangue Freddo. Come ricordi quel periodo?

“Era la prima volta che la Sony mi dava la possibilità di fare un singolo. ‘Se fai questo singolo e va bene, fai anche un album. Altrimenti torni a casa’, mi avevano detto. E io ho vinto il Festivalbar. Ma non me la sono mai goduta. Perché ero troppo giovane. Perché i discografici – sempre quelli che non capiscono un cavolo di musica – pensano di poterti dire come muovere e come vivere. E’ stato spaventoso e bellissimo”.

Perché è spaventoso?

“Perché il botto non si sente. Magari esce il singolo e debutti al 74esimo posto del Music Control. Poi dopo tre giorni ti chiamano per dirti che sei al primo posto, davanti Vasco Rossi. Un pochino le gambe ti tremano”.

“Non voglio che la gente mi ricordi solo per Calma e sangue freddo“. E’ stata la tua croce e delizia?

“Esatto. Ero piccolo, sono uscito con quella cosa lì. Poi i discografici e la gente si aspettavano sempre qualcosa di simile, ‘dovresti scrivere qualcosa come Calma e sangue freddo‘. Sono veramente dei cervelli rubati all’agricoltura. Non mi hanno mai saputo dare un consiglio tecnico”.

Ti sei sentito ‘spremuto’?

“Loro fanno quello, sanno solo fare i conti con il pallottoliere. Perché oggi vanno avanti i ragazzetti dei talent? Costano meno e fanno produzioni da quattro soldi. Se funzionano, ottengo la possibilità di fare un altro singolo. Se non funzionano, tornano da dove venivano prima. Funziona così, sia che tu abbia fatto Amici che X Factor. Io consiglio a questi ragazzi di godersi l’emozione quando stanno sul palco perché così come arriva, il successo può finire da un giorno all’altro”.

Da parte tua cosa hai sbagliato?

“Non mi fiderei più di gente che pensa solo al danaro e non mi ha mai voluto bene. Dai primi manager che ho avuto ai discografici. Nessuno mi ha mai chiesto ‘Luca, come stai?’, ‘Cosa desideri fare?’, ‘Come la pensi?’. Mi facevano passare per il cretinetto ignorante, mentre loro erano i maestrini che mettevano bocca su tutto. Non mi sono mai trovato bene con i discografici. E se dicevo la mia, passavo per quello arrogante con il caratteraccio”.

Qualcuno sostiene che tu abbia un caratteraccio.

“Lascio perdere. Le mie spalle sono temprate per sostenere questo e molto altro”.

Come ricordi Sanremo 2006 con Sparirò?

“Una bella esperienza. Quando fai un’esperienza da solista su un palco così prestigioso è sempre un piacere. Che poi dietro ci siano dei giri che non conosco e nei quali non voglio entrare, è un’altra cosa”.

Ovvero?

“Se ne sente l’odore quando arrivi a Sanremo… Ma è un capitolo che non voglio aprire, non mi interessa”.

E L’isola dei famosi nel 2011?

“L’Isola? Ripartirei stasera. E’ stata l’unica esperienza che ho fatto davvero volentieri, sarei rimasto ancora un po’. Lì stai con persone che non conosci e quindi non puoi calcolare se starai bene o male. Quell’esperienza ha poi tanti aspetti positivi: c’è il paesaggio mozzafiato, c’è la possibilità di stare in un paradiso terrestre incontaminato dove gli altri non possono arrivare, c’è l’occasione di vivere senza cibo e privilegi. La mia vita è un po’ così, mi piace vivere selvaggio”.

L’Isola degli sfigati voleva sfottere quel mondo lì?

“L’Isola degli sfigati è sulla terraferma. I veri sfigati sono quelli che guardano L’isola perché non ci guadagnano nulla e rendono famose delle persone che non sanno fare nulla. Le persone che stanno sull’Isola, invece, non solo se la godono ma vengono anche pagati. Quindi chi è lo sfigato?”.

Tu ci hai guadagnato molto?

“C’ho guadagnato molto per quanto riguarda la ricchezza interiore. Il denaro è privato”.

Com’è la musica oggi?

“Non sono un critico, mi faccio i fatti miei. Sono un pessimo fruitore di musica. Ognuno è libero di fare quel che vuole, finché non lede la libertà degli altri”.

Stai lavorando ad un nuovo album?

“Sì. Sarà un disco ‘fatto a mano’, senza trucchetti o mezzucci e quindi non con una major. Non c’è una data e neppure un titolo perché lo deciderò cinque giorni prima di mandarlo in stampa. Ci saranno brani recenti, ma ne scriverò altri in questo periodo. Il pezzo migliore è sempre quello che verrà, non quello già scritto”.

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