Home Black Sabbath a Verona: foto-report dal concerto di addio, 13 Giugno 2016

Black Sabbath a Verona: foto-report dal concerto di addio, 13 Giugno 2016

The End. L’ultimo tour. E’ stato difficile salutare per l’ultima volta i Black Sabbath, ma l’Arena ha reagito con gran calore.

pubblicato 14 Giugno 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 16:30

Quasi cinquant’anni dopo la loro nascita, i Black Sabbath passano anche dall’Italia per dare l’addio di gruppo alle scene musicali. Arrivederci, Ozzy. Arrivederci, Geezer. Arrivederci, Tony. Non avreste potuto scegliere un luogo più suggestivo dell’Arena di Verona, per il vostro commiato al belpaese.
Anche se non è stato un concerto “perfetto”, è stato difficile salutarvi per l’ultima volta. E nella memoria dei presenti, lo storcere il naso davanti ad una stecca di Ozzy diventerà presto un racconto epico, iniziato con le tuonanti note di Black Sabbath e proseguito senza imperfezioni fino alla fine. Perchè chi c’era, chi ha versato lacrime commosse nel sentire il saluto finale “Thank you. You’re number one. God bless you all”, questa serata se la ricorderà a lungo e la vorrà ricordare senza intoppi.

In realtà, il concerto è andato effettivamente molto meglio delle previsioni dei “realisti”, di chi conosce lo stato della voce di Ozzy e che temeva una “serata no” – per l’ultima volta in Italia, il MadMan ha trovato invece una serata favorevole, e non solo ha retto per tutti i novanta minuti di concerto, ma si è anche concesso corsette sul posto e sui lati del palco, per incitare le due ali dell’Arena. E, sì, il pubblico nel pit si è anche beccato qualche secchiata. Piuttosto intelligente la scelta di mettere in scaletta tantissimi brani molto “suonati”, per permettere a Ozzy di prendere fiato, e addirittura verso il finale, per Dirty Women e Paranoid, la sua voce sembrava finalmente calda e intonata.
Con alle spalle un megaschermo che proiettava in diretta video filtrati con psichedelia, Tony Iommi è stato inarrestabile sulla sua Gibson, raccogliendo applausi non appena le sue dita volavano sulla chitarra, mentre Geezer avrebbe raccolto più ovazioni se solo il suo basso fosse stato più rombante. E’ stato quello il problema più grosso della serata: i volumi troppo, troppo bassi. Per musica del genere, c’è bisogno di un basso che faccia tremare le budella, c’è bisogno di perdersi nelle note, senza essere distratti dal tizio che accanto a noi sta parlando.
Tommy Clufetos, alla batteria ormai da qualche tempo, ha fatto la sua figura grazie anche ad un lunghissimo drum solo, ma va dato onore a Bill Ward per averle scritte, quelle linee ritmiche – in un momento piuttosto surreale della serata, sul maxischermo viene proiettato uno spezzone vintage dei Black Sabbath, tutti con tutine anni settanta, ma al posto di Ward viene inserito (con un filtro vintage) Clufetos, come a voler cancellare la memoria del batterista originale: decisamente non un colpo di classe…

Infine, non ho idea se lo faccia ruffianamente ogni sera, ma durante Children Of The Grave, all’ennesimo coro dell’Arena, Ozzy ha detto ancora una volta che siamo “the best” e si è inginocchiato due volte per rendere omaggio al caolre italico. Ruffianata o no, è stato un gesto molto apprezzato, che ha raddoppiato l’intensità di cori e applausi.
E mentre i musicisti si riposano, Ozzy praticamente non lascia il palco e chiede al pubblico di intonare qualche coro da stadio (Olè-Olè-Olè-Sabbath-Sabbath), per poi incitare gli altri a tornare sul palco e far partire Paranoid. E infine, mentre sugli schermi veniva scritto THE END, l’ultimo saluto: “Thank you. You’re number one. God bless you all”. Grazie a voi.

A onor di cronaca, prima dello show dei Black Sabbath, c’è stato il concerto dei Rival Sons, freschi freschi di nuovo disco (Hoow Bones, uscito una manciata di giorni fa), ed evidentemente felici di essere stati scelti per accompagnare i Sabbath per tutto il tour. Il loro blues rock, con rifiniture psichedeliche, ha intrattenuto i presenti che stavano entrando nell’Arena. Niente più, niente meno: hanno scaldato un po’ il pubblico, ma quando verranno narrati ricordi epici di questa serata, l’attenzione rimarrà solo per i Sabbath, e non per il gruppo d’apertura.

Black Sabbath a Verona, la scaletta suonata il 13 Giugno 2016

Black Sabbath
Fairies Wear Boots
After Forever
Into the Void
Snowblind
War Pigs
Behind the Wall of Sleep
N.I.B.
Hand of Doom
Rat Salad (with drum solo)
Iron Man
Dirty Women
Children of the Grave
—–
Paranoid