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Paolo Simoni a Blogo: “‘Noi siamo la scelta’ è un grido generazionale, occorrerebbe una rivoluzione poetica”

Noi siamo la scelta è il nuovo album di Paolo Simoni: leggi l’intervista su Blogo.it in occasione dell’uscita del disco.

pubblicato 19 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 17:18

Esce domani, 20 maggio 2016, Noi siamo la scelta, il nuovo album di Paolo Simoni, anticipato dal singolo Io non mi privo. Il disco è raccontato così, dal cantautore:

C’è chi oggi ha trent’anni e vive subendo le angherie di un ventennio che ha svuotato questo paese delle sue migliori opportunità e bellezze.
C’è una classe politica, che ha pensato solo ai propri interessi, senza tener conto dei danni permanenti che oggi, molti di noi, si trovano costretti a pagare.
“NOI SIAMO LA SCELTA” è un grido, da coloro, che non hanno voglia di arrendersi e senza scappare altrove, hanno deciso di rimanere, per tentare di cambiare le cose.
Noi siamo la scelta! Noi possiamo fare la differenza!

Nove tracce che raccontano le disillusioni, le speranze e i sogni di chi crede che un cambiamento sia ancora possibile. Abbiamo voluto scambiare quattro chiacchiere con Paolo Simoni per conoscerlo ancora più a fondo e per scoprire qualcosa in più sulla sua musica, sulla necessità di reagire (non a caso il titolo di una sua traccia), su Sanremo (tornare, sì, ma diversamente dall’altra volta) e su quella volta con De Gregori…

Noi siamo la scelta è il nome dell’album. Come descriveresti il disco e il titolo scelto?

E’ un grido generazionale, parla dei 30enni di oggi che vivono in Italia, anche quelli che hanno espatriato per ovvi motivi. E’ un concept album che parla di questo ma parlandone, tra sogni e illusioni, ci sono anche formule di speranza. Ecco perché è nato questo disco. Noi siamo la scelta è un invito a resistere e a generare una reazione in modo tale da poterci riprendere quello che è nostro.

Lo ritroviamo anche nell’ultimo singolo, Io non mi privo…

Esatto

Ed è proprio dedicato alla tua generazione. Viene descritto un paese abbandonato un po’ a se stesso, con molti problemi, anche nella classe politica a volte discutibile. Quali sono i pregi e i difetti?

Pregi di questa generazione è che ha un sacco di cose da dire. Parliamo di generazioni ma, individualmente, ci sono tanti ragazzi che hanno studiato e lo continuano a fare per avere una propria posizione nel mondo. Forse il nostro difetto, come generazione è quello di reagire poco alle cose che ci riguardano. Quella rabbia giovanile creativa, quella che produce dei riscontri effettivi è quella che forse manca alla nostra generazione. Anche io spesso dovrei essere più attivo rispetto alle cose che mi interessano. L’invito è quello di avere una reazione.

Che è proprio il titolo di una tua traccia, tra l’altro. E la reazione auspicabile quale sarebbe? Una maggiore passione verso certi temi, a livello emotivo?

Quello che penso io che ora occorrerebbe una rivoluzione poetica. Dicendo questo non è una frase buttata lì, i giovani dovrebbero cominciare a riappassionarsi di più a loro stessi, proprio ricevendo di più il senso degli altri e della comunicazione altrui. Viviamo nella generazione dei social ma alla fine spendiamo poco tempo per produrre concretamente atti fisici reali.

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Da quello che ho ascoltato mi sembra un album molto personale dove di metti a nudo in prima persona, di molti temi personali, anche privati come una canzone in particolare

Giuly.

Esatto, temi anche privati. Come è nata la creazione di questo disco?

Qualche anno fa mi stava passando l’idea di andarmene, sinceramente. Poi ho fatto un ragionamento e ho detto “Io resto”. E scrivo questo disco. Ci ho lavorato per molto tempo, ho cercato di non accontentarmi mai. E’ un album in cui mi sono messo molto a nudo ma cercando di immedesimarmi in un altro trentenne come me. Quando in “Io non mi privo” dico “Siamo stati bravi, amore mio, A guardare avanti” nel senso della coppia, è vero che parlo personalmente ma ho cercato di raccontare quella cosa perché ho pensato che tante altre coppie di trent’anni vivano quei momenti. Giuly l’ho voluta inserire perché parla, appunto, di uno di trent’anni che fa il resoconto a quell’età e lo fa prendendo come spunto e base una dei suoi maestri. Giuly è stata una mia maestra di vita, artista tra l’altro, che mi ha insegnato tantissimo. Poi il fatto che lei se ne sia andata anche fisicamente ha allargato quel concetto. In generale è un disco sentimentale, anche la rabbia significa appartenenza, voglia di cambiare le cose e non accettare sempre quello che ti viene proposto soprattutto in un momento in cui dobbiamo appellarci ai voucher e alle ricevute di ritorno, al lavoro non retribuito, senza la pensione. E’ un disco sentimentale che parla di tutte queste cose, di un trentenne appassionato, innamorato e coinvolto.

La reazione di cui parlavamo prima l’hai avuta, comunque, nel decidere di non lasciare il Paese e trasferirti altrove.

Sì, esatto. E anche nel fare questo disco che parlasse di questi temi. Mi voglio dare dieci punti da solo -concedimeli- ho voluto scrivere un disco che avevo voglia di ascoltare e che ci fosse la necessità che qualcuno raccontasse determinate cose. E mi son detto “Perché non lo faccio io che scrivo canzoni?” Mi sono messo in discussione e l’ho fatto. Così è nato Noi siamo la scelta. E’ un atto d’amore alla musica e alla mia carriera, a quel senso di amore per quelli che, come me, oggi hanno trent’anni.

Torniamo invece al 2013 con l’esperienza a Sanremo Giovani e il brano Le Parole. Torneresti in gara?

Ci tornerei volentieri, non nei Giovani e a mezzanotte e venti! Non lì. E, tra l’altro, oggi, a distanza di tempo, sono molto contento di aver portato quel brano a Sanremo, non me ne sono mai pentito per nulla. Anche perché ha gettato delle basi: il fatto che stia parlando con te, adesso, ad esempio, è il frutto di quel passaggio lì. Ci ritornerei, magari in un orario decente, con un brano e una motivazione valida.

Vivrai in maniera positiva, quindi, il fatto che Carlo Conti abbia voluto inserire le esibizioni dei Giovani ad inizio serata.

Quello è dato veramente positivo. Già negli anni nostri c’erano delle polemiche da parte di tutti, per questa cosa qua. I giovani già sono sconosciuti e se poi li metti alla fine… Secondo me ha fatto bene, un bel passaggio a metterli in prima serata, un bell’atto generoso ai giovani. Sanremo è rimasto uno dei pochi posti in cui qualcuno può andare a presentare un inedito. Secondo me ha ancora valore e spessore. A oggi rimane il luogo in cui se uno scrive una canzone e ha voglia di condividerla può farlo.

Immagina che tu non abbia scritto ancora nessun album e di essere un cantautore ai primissimi passi. Proveresti la carta dei talent show?

No, assolutamente no. Mi sono anche stati proposti in passato e ho sempre rifiutato. Non è da me, è come portare un cammello tra i pinguini. Mi è stato proposto ma ho preferito seguire un’altra strada anche perché scrivo le mie cose, non mi va di cantare cose di altri…

Anche perché per poter presentare un tuo inedito dovresti arrivare per forza in finale

Sì, e poi non è proprio il mio habitat, non mi riguarda.

Ed ecco l’ultima domanda. Marzo 2015, hai aperto i concerti di De Gregori a Roma e Milano. Che esperienza è stata?

Bellissima, all’inizio traumatica perché De Gregori mi ha messo dieci minuti prima al Palalottomatica, prima di lui. Fece spegnere le luci, ci fu un boato, le persone credevano uscisse lui e quindi non ti dico quei cinque gradini per salire e presentarmi. Poi ci fu silenzio, ho cominciato a suonare piano e voce, il pubblico esplose e mi rincuorai di tutto. E’ stata un’esperienza magnifica, il pubblico ha ascoltato attentamente e ha apprezzato le canzoni che ho fatto. E poi, aprivo il concerto di un mito! Lo andavo a vedere io nei Palasport, è stato un bellissimo regalo!

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Paolo Simoni, Noi siamo la scelta | Tracklist album

01. Il vuoto di questo tempo
02. Io non mi privo
03. Noi siamo la scelta
04. Lascia la tua impronta
05. Ho conosciuto l’amore
06. Una reazione
07. Ci sono cose che ti cambiano
08. Giuly
09. Suona pianoforte

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