Home Zayn, Mind of Mine: la recensione del debutto solista dell’ex 1D

Zayn, Mind of Mine: la recensione del debutto solista dell’ex 1D

Dopo l’esperienza con gli One Direction Zayn Malik prova a fare da solo e si gioca tutto con un disco inaspettato

pubblicato 25 Marzo 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 19:15

L’addio di Zayn Malik agli One Direction è stato dettato sicuramente da una situazione di stanchezza, come è stato raccontato, ma anche da un’esigenza creativa che non si poteva più contenere. Ne è la prova “Mind of Mine”, il disco di debutto: nemmeno è uscito e il cantante già ha annunciato il suo seguito.

Di solito quando uno dei componenti di una boyband decide di provare a (soprav)vivere senza gli altri – e noi, aka generazione che ha vissuto l’abbandono di Robbie (…come Robbie chi? Vi vengo a prendere) ne sappiamo qualcosa – può essere un salto nel vuoto come un successo clamoroso.

E’ difficile saperlo a priori, ma è facilissimo immedesimarsi nel momento in cui un giorno ti alzi controvoglia e ammetti a te stesso che non ti piace più quello che stai facendo, che non trovi più gli stimoli che ti avevano spinto inizialmente a intraprendere quella carriera, nonostante il successo, migliaia, milioni di fan urlanti in ogni angolo del globo, riconoscimenti e ammirazione. E, tanto vale, se non hai niente da perdere…

Qualche giorno fa, in contemporanea con diversi Paesi in tutto il mondo, abbiamo partecipato al listening party, aperto ad alcuni selezionatissimi fan e giornalisti (potete vedere le immagini dell’evento in testa al post).

Bene mettiamola così: il disco che uno si aspetterebbe è in realtà contenuto solo negli ultimi due pezzi della tracklist della versione deluxe, ovvero “LIKE I WOULD” e “SHE DON’T LOVE ME”.

Tutto il resto, a partire dalla opener “MiNd Of MiNdd”, è un progetto allo stesso tempo interessante e rischioso: “Mind of Mine” non è per niente un album facile. Racchiude sonorità R&B davvero molto raffinate, cerebrali, riflessive e sfuggevoli, contaminate con moltissime influenze orientali, evidentemente dettate dalle radici di Zayn. Del resto, suo padre è originario del Pakistan e oltre ad un omaggio alla lingua urdu hanno grande spazio reminescenze di mondi esotici che però, lungi da acritici giudizi fanatici, non sono affatto immediate.

Tanto è che, una volta finito l’ascolto, dell’album – fatta eccezione per il singolo, ma credo sia colpa/merito dei passaggi radiofonici – non resta molto in testa.

Che non necessariamente è una cosa negativa, intendiamoci.

“Mind of Mine” è l’inizio di una liberatoria apertura introspettiva. A questo punto, visto che a quanto pare c’è un altro po’ di materiale in arrivo tra non molto, sono curiosa di vedere come andrà a finire.