Home Interviste Dream Theater, James LaBrie a Blogo: “A teatro il rapporto con il pubblico è più intimo”

Dream Theater, James LaBrie a Blogo: “A teatro il rapporto con il pubblico è più intimo”

Una intervista-concept per parlare di un concept album e di un concept tour: James Labrie parla di The Astonishing a Blogo.it

pubblicato 22 Marzo 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 19:20

Per un concept album, diventato un concept tour, è naturale anche fare un’intervista-concept: abbiamo incontrato James LaBrie poche ore prima del primo concerto dei Dream Theater al Teatro degli Arcimboldi di Milano – prima di tre date soldout in cui la band eseguirà dal vivo tutto il nuovo album, The Astonishing. Una performance particolare, con megaschermi ed il massimo coinvolgimento possibile da parte del pubblico. Ecco cosa ci ha raccontato il cantante, riguardo a questo tour ricco di scelte particolari.


State per suonare tre concerti di fila in uno dei più prestigiosi teatri di Milano, e l’intero tour si svolge in teatri. Fa piacere suonare in questi posti in cui l’acustica non è un problema e non dovete fare mille soundcheck come nei palazzetti dello sport?

“Io non mi occupo dei soundcheck, quindi quella parte del lavoro per me non cambia!
Però fa piacere suonare nei teatri, è esattamente quel che avevamo pianificato fin dall’inizio, per The Astonishing: un concept da portare in giro in posti particolari.
Quindi sì, aldilà dell’acustica sono contento di entrare in questi posti meravigliosi, chiaramente un teatro è meglio di un palazzetto dello sport, la cosa un po’ strana è che il pubblico è seduto sulle poltrone… siamo abituati alla gente in piedi a far casino e alzare i pugni al cielo – sono sicuro che comunque i fan si faranno sentire, ma l’impatto visivo è un po’ diverso. E’ un contatto più intimo, diciamo.
Il tour sta andando bene, e le reazioni di fan sono molto positive, quindi siamo contenti di aver seguito il nostro istinto e aver scelto questo tipo di tour per The Astonishing.”

Quando si parla di “rock opera”, si pensa subito a special guest che si occuperanno di voci e strumenti vari, mentre invece voi avete deciso che The Astonishing sarebbe stato tutto un lavoro “fatto in casa”, senza nessun ospite. Come mai questa scelta?

“Ti dirò, per un periodo brevissimo io e John abbiamo pensato ad avere due donne a cantare insieme a me. Ma è stata una cosa durata solo un giorno, poi sono andato da John e gli ho detto che ci avevo pensato, e che questo disco era una cosa di cui volevo occuparmi da solo. In passato ho già interpretato ruoli in cui mi immergevo nella voce di un personaggio – ad esempio in Scenes From A Memory oppure Leonardo The Absolute Man – ma in questo caso la narrazione era impostata in modo in cui non serviva una seconda voce a fare da contraltare. E’ stata una sfida enorme, ma l’ho affrontata con passione e sono contento del risultato.”

L’intero concerto è sincronizzato con i filmati e gli effetti di luce dei megaschermi alle vostre spalle. Questo non toglie un po’ di spontaneità alla vostra performance?

“In realtà non cambia molto, per noi: ogni nostro concerto è molto organizzato e pianificato meticolosamente, perchè con il nostro tipo di musica dobbiamo seguire tempi molto precisi per evitare che tutto vada in rovina e succeda una catastrofe musicale.
Quindi è quasi naturale per noi suonare in questo modo, e comunque non ci dimentichiamo mai che stiamo suonando davanti a delle persone, per dei fan: se ci scordassimo dell’interazione che ci dà il pubblico, saremmo morti!”

I biglietti per il primo concerto agli Arcimboldi di Milano sono andati esauriti in pochi giorni, quindi è stata aggiunta una seconda data, e poi una terza: il tutto prima ancora che uscisse The Astonishing. Cosa vi dice riguardo ai vostri fan, il fatto che abbiano acquistato in massa i biglietti quasi a scatola chiusa?

“E’ fantastico, con l’Italia abbiamo un ottimo rapporto, veniamo qui fin dal Novembre 1992, e fin da quel primo concerto era chiaro il legame che si era instaurato fra noi e chi ci ascoltava in Italia, era successo qualcosa di unico, una comprensione fra ascoltatori e band. Ogni concerto qui da voi è un’esperienza incredibile per la band, e si spera sia incredibile anche per i fan, ed è per questo che penso che abbiano comprato i biglietti prima di ascoltare il disco, perchè c’è un rapporto di fiducia.”

Dopo l’uscita del disco, e dopo l’inizio del tour, avete sentito lamentele riguardo al fatto che suoniate tutto The Astonishing, senza nessuno spazio per le vostre canzoni del passato?

“Sapevamo che qualche lamentela ci sarebbe stata, ma spero che i fan possano accettare che questo è quel che volevamo fare in questo momento, e voglio rassicurare tutti: finito questo tour, torneremo a suonare concerti “normali”, non basati su un concept e con tanti brani tratti da Six Degrees e tutto il resto… E’ solo una fase, e per fortuna il tour sta andando bene.”

Per te è un sollievo non dover salire sul palco ogni sera e cantare Pull Me Under per la milionesima volta?

“No, no, non ragiono in quel modo, anche perchè contrariamente a quel che può pensare la gente, a me piace cantare i nostri cavalli di battaglia! Su tutti i nostri dischi ci sono canzoni che amiamo, e che ci piace proporre in tour. A volte le togliamo, per poi rimetterle nel tour successivo, ed è per questo che dico che è inevitabile che torneremo a suonarle!”

Da quel che ho sentito, molti fan italiani verranno a tutte e tre le serate agli Arcimboldi, per cercare di portarsi a casa il ricordo più vivido possibile del concerto. Ovviamente per poterlo godere in pieno senza affidarsi alla memoria, sarebbe ottimo un live-dvd, oppure trasformarlo in un musical o un film, vista la storia…

“Sì, abbiamo avuto qualche contatto a riguardo, stiamo cercando di capire come si potrà evolvere la storia. Qualcosa prenderà forma a breve!”

Per ora l’unica cosa certa è che The Astonishing diventerà un videogioco. Sai dirmi qualcosa di più?

“No, non seguo i dettagli dei videogiochi… mi hanno detto che è molto esaltante vivere nel mondo ricreato nel gioco, il mondo di cui cantiamo nel disco.”

Ho un’ultima domanda: visto il tema di The Astonishing, tu riesci ad immaginarti un mondo in cui la musica è messa al bando?

“No, non riesco proprio. Sarebbe un mondo sterile, piatto, noioso, immobile, un mondo che non riesco nemmeno a concepire.”

Qui di seguito, report e foto dal concerto del 17 Marzo agli Arcimboldi di Milano.

Interviste