Home Recensioni musicali One Direction, Made in the A.M. – Recensione

One Direction, Made in the A.M. – Recensione

Made in the A.M. il quinto album dei One Direction prima della lunga pausa della boyband inglese. Leggi la recensione su Blogo.it

pubblicato 13 Novembre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 00:19

E’ arrivato il giorno tanto atteso per i fan dei One Direction. Un momento dolce e anche amaro perché se finalmente possono ascoltare tutte le canzoni del nuovo disco, questo album rappresenta, però, allo stesso tempo, l’ultimo lavoro della boyband prima di una lunga pausa (si parla di due anni, secondo i recenti rumours). Il fanbase, però, può consolarsi con un Lp curatissimo nei minimi particolari con canzoni che sapranno coccolare il fanbase.

Fin dal primo ascolto, Made in The A.M. appare ricco di ballad, canzoni lente create apposta per fare da cornice e colonna sonora ai fan nelle loro ‘tormentate’ storie d’amore. Dopo un inizio un po’ tiepido che strizza l’occhio al sound di Robbie Williams (Hey Angel) e la già nota Drag Me Down, arriva uno dei pezzi più radiofonici, Perfect, che ammicca con le fan su un amore ipotetico tra stanza d’albergo, incontri segreti e paparazzi appostati.

Si continua a parlare di amore con le tracce successive, Infiniy e End of the day, tra dichiarazioni d’amore e dubbi dissipati. Molto intima e delicata If I Could fly, voce e pianoforte, sicuramente una delle tracce più efficaci, potente proprio per la semplicità del sound. Long Way Down sembra non prendere mai effettivamente quota ma assicura nostalgia e malinconia proprio grazie all’interpretazione. Never Enough, dalla produzione anni ’80, è orecchiabile, riporta il ritmo e l’energia dopo una serie di ballad e mid tempo ma il risultato appare forse un po’ troppo confuso. Olivia strizza l’occhio agli anni Sessanta o allo stile di Michael Bublé -senza convincere troppo- e What a Feeling ricorda i celebri anni ’90 alla Backstreet Boys.

Si cambia ancora registro con la traccia pop Love You Goodbye che anticipa l’acustica I Want to Write You A Song. Delicata ma un gradino inferiore alla (mia) preferita If I could fly. Qui il pop viene accantonato per qualche influenza country folk. History rassicura il pubblico (“This is not the end”) prima di tornare prepotentemente al puro teen pop Temporary Fix.

L’album si chiude con Walking in the wind -che ricorda qualche loro precedente pezzo come “Through the Dark-, la leggera e ritmata Wolves e A.M. il nostalgico tributo alla vita alle prime luci dell’alba della band, pronta ad un arrivederci (al 2018?).

Made in The A.M. -primo album post Zayn Malik- non ha nulla in meno rispetto ai precedenti dischi della boyband inglese ed è un curato disco pop/rock dalla confezione laccata, dai testi spesso zuccherosi a con qualche sfumatura di sound diverso. Hanno provato a sperimentare qualcosa in più e questo Lp, proprio in vista di una pausa, segna e conferma la necessit di ritornare con un sound più maturo e, chissà, anche più azzardato. I semi sono stati, a piccole dosi, distribuiti. Ora vi vorranno mesi di attesa prima del prossimo raccolto.

[rating title=”Voto di Alberto G” value=”6/7″ layout=”left”]

Recensioni musicali