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Eros Ramazzotti, Perfetto World Tour: recensione concerto [foto e video]

Perfetto World Tour, il concerto di Eros Ramazzotti nella data d’apertura all’Arena di Verona: la recensione su Blogo

pubblicato 17 Settembre 2015 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:29

Avoja!

Questa è stata la risposta iniziale, di istinto, di Eros Ramazzotti, alla conferenza stampa di presentazione del suo Perfetto World Tour, partito ieri sera, 16 settembre 2015, dalla suggestiva e ambita cornice dell’Arena di Verona.

La domanda che gli era stata fatta? “Eros, hai trovato la tua terra promessa?”.

Perché era destino, era probabilmente davvero scritto da qualche parte (nelle stelle per chi vuole, in un grande libro per chi preferisce) che Eros diventasse un cantante. Glielo diceva fin da piccolo la sua famiglia, suo padre, suo nonno. Lui non ci credeva. Lo ricorda anche oggi, nel raccontare il suo ennesimo tour in partenza con un serie di sold out già confermati e diverse tappe all’estero.

Una terra promessa -quella del canto, della musica, del successo- che può sicuramente essere racchiusa e confermata dai risultati davanti agli occhi di tutti. Del resto, chi non lo vorrebbe un sentiero segnato come il suo? Vecchi successi, brani nuovi pubblicati nel suo ultimo album, Perfetto. E’ questo il mix e il segreto dell’ottimo riscontro ottenuto nella prima data all’Arena di Verona.

Attendendo che lo spettacolo iniziasse, mi sono guardato intorno come faccio spesso. Sono curioso di scrutare le persone che non conosco, di vedere chi c’è a pochi metri da me. E ho davvero incontrato un panorama variegato di fan diversi (e anche insospettabili). Davanti a me, un ragazzo muscoloso, elegante in camicia, sedeva accanto alla sua gracile e giovane fidanzata. E lui, spesso, si entusiasmava più di lei quando riconosceva uno dei cavalli di battaglia del cantante. E anticipava la compagna, a sua volta estasiata.

Una signora aveva i capelli grigi ben curati e raccolti da una fascia, legata intorno alla fronte, con la scritta EROS. Poche file più in là, una donna ha urlato -in un breve momento di silenzio- “Sei bellissimoooooo!”. Coma una Directioner qualsiasi davanti a Harry Styles o Liam Payne.

Un’altra coppia -marito e moglie- cantavano i brani con meticolosa attenzione, scatenandosi in piedi -ogni tanto- nei pezzi più concitati. Per loro nessuna bandana ma una grande energia. E davanti a me, una ragazzina ventenne, non perdeva un momento del concerto dietro al suo smartphone carico, acceso e con il flash puntato sul palco.

Potrei andare avanti ancora a lungo per raccontare le diverse e varie fasce di età. Eros ha richiamato e riunito intorno a sè, i suoi fan storici, nuove generazioni e anche persone che hanno festeggiato le sessanta primavere. La sua scaletta permette un viaggio -ben articolato- tra canzoni nuove da promuovere e hit che tutti, davvero tutti, hanno almeno ascoltato una volta nella vita, da Se bastasse una canzone a Più bella cosa. Ventisette brani che ripercorre un perfetto (cit.) mix di presente e passato.

Un mix di amore e musica, i due elementi che Eros stesso ha sottolineato essere al centro del suo nuovo ciclo di concerti. Se c’era? Avoja.

La musica, in questo concerto, è stato l’elemento predominante. L’ombra del gigante inizia ed Eros appare -visivamente, fisicamente- sul palco solo dal secondo brano, uscendo da dietro quel velo/tendone che lo celava durante la prima performance. Lui canta, ringrazia, dice al suo pubblico “Vi voglio bene”, passeggia accanto a loro scendendo dal palco (con grande lavoro della sicurezza intenta a impedire un eccessivo bagno di folla), poi torna ad esibirsi. E attribuisce la giusta attenzione ai suoi musicisti, alle sue due coriste.. Sono gli elementi che lo accompagnano (anche vocalmente, in due duetti, originariamente con Cher e Anastacia) e che conquistano il palco con la stessa energia di Eros.

Il concerto dura due ore abbondanti e il tempo passa velocemente mentre ti ritrovi protagonista di un karaoke involontario insieme alla stessa Arena, in più occasioni. Proprio sul finale, prima dei tre pezzi conclusivi, il microfono inizia a fare le bizze. L’effetto sonoro è quello di un paio di fuochi d’artificio. Ma non è la coreografia, è solo un piccolo contrattempo. Pochi minuti per sistemare il tutto.

Poi, pensate un po’ a come potrebbe essere finita la serata. Eros è tornato sul palco, chitarra alla mano, per eseguire i suoi tre brani e facendo esplodere di urla il pubblico con la conclusiva Più bella cosa? La risposta è una sola:

Avoja.

Foto | Arianna Carotta

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