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Caparezza, Argenti vive è il nuovo singolo (Video e Testo)

Caparezza sforna un nuovo, incredibile singolo: Argenti Vive.

di grazias
pubblicato 3 Luglio 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 03:44

Museica è il sesto disco di Caparezza e si potrebbe riassumere con una sola parola: capolavoro. Come se ci fosse bisogno di un’ulteriore prova di ciò, oggi è uscito un nuovo estratto da questo album, Argenti Vive. Il testo del brano è ispirato a un cattivone citato niente meno che da Dante Alighieri nella Divina Commedia. E noi siamo pronti a partire con lo spiegone. Penna rossa in mano , occhialetti da prof. E questa espressione qui:

Filippo Argenti era un nemico di Dante, tanto che si narra si fosse spinto addirittura a prenderlo a schiaffi. Insomma, non c’era molta simpatia tra il Sommo Poeta e il nerboruto Filippo, appartenente alla prestigiosa famiglia fiorentina degli Adimari.

Dante, per risolvere la querelle da par suo, pensò quindi di riservargli un posticino speciale nell’ottavo canto dell’Inferno, girone degli Iracondi. Un posticino pieno di melma, s’intende. L’incontro tra il Poeta e Argenti non finisce benissimo: Alighieri dice a Virgilio quanto gli piacerebbe vedere il suo rivale annegare nel pantano. Detto fatto, gli iracondi lo sistemano per le feste “facendone scempio” in mezzo al fango. Vittoria.

E invece no. Invece no perché oggi, dopo giusto qualche secolo di distanza, Caparezza si è lasciato ispirare da questa vicenda scrivendo un pezzo durissimo in cui Argenti dissa allegramente Alighieri facendosi beffe di lui.

Se ancora non vi capacitate di come tutta questa carne al fuoco (nel vero senso della parola) sia sfociata in un capolavoro in musica, date un’occhiata al video in apertura. A meno che non temiate, come precisa lo stesso Caparezza sulla propria pagina Facebook ufficiale, che il vostro pc possa prendere fuoco…

Caparezza – Argenti Vive

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“Mentre solcavamo l’immobile palude,
mi si parò davanti uno spirito coperto di fango,
allungò verso la barca entrambe le mani ma Virgilio pronto lo respinse
dicendogli, “Via di qui, vattene a stare con gli altri maledetti!”
Ed io :” Maestro sarei molto desideroso, prima di uscire dalla palude, di vederlo immergere in questa melma”
Poco dopo vidi gli iracondi fare di lui un tale scempio,
che per esso ancora glorifico e rendo grazie a Dio”
Tutti insieme gridavano:
A Filippo Argenti
A Filippo Argenti”
Ciao Dante, ti ricordi di me?
Sono Filippo Argenti,
il vicino di casa che nella Commedia ponesti tra questi violenti,
sono quello che annega nel fango, pestato dai demoni intorno.
Cos’è vuoi provocarmi, sommo?
Puoi solo provocarmi sonno!
Alighieri, vedi, tremi, mi temi come gli eritemi, eri te che mi deridevi.
Devi combattere, ma te la dai a gambe levate, ma quale vate? Vattene!
Ehi, quando quando vuoi, dimmi dimmi dove!
Sono dannato ma te le dò di santa ragione!
Così impari a rimare male di me, io non ti maledirei, ti farei male
Non sei divino, individuo, se t’individuo, ti divido!
è inutile che decanti l’amante, Dante, provochi solo cali di libido!
Il mondo non è dei poeti, il mondo è di noi prepotenti!
Vai rimando alla genti che mi getti nel fango, ma io rimango l’Argenti!
Argenti vive, vive e vivrà, sono ancora il più temuto della città, sono ancora il più rispettato, quindi cosa t’inventi? Se questo mondo è l’Inferno allora sappi che appartiene a Filippo Argenti

poeta tu mostri lo sterco, a Filippo Argenti
ma tutti consacrano questo legno, a Filippo Argenti
le tue terzine sono carta straccia,
le mie cinquine sulla tua faccia lasciano il segno.

poeta tu mostri lo sdegno, a Filippo Argenti
ma tutti consacrano questo legno, a Filippo Argenti
le tue terzine sono carta straccia,
le mie cinquine sulla tua faccia lasciano il segno.

Non è vero che la lingua ferisce più della spada, è una cazzata,
cosa pensi che tenga più a bada, rima baciata o mazza chiodata?
Non c’è dittatore che abdichi perché persuaso,
pare che nessuno sappia nemmeno che significhi abdicare, ma di che parliamo?
Attaccare me non ti redime, eri tu che davi direttive, per annichilire ogni ghibellino, Cerchio 7, giro primo!
Fatti non foste per vivere come bruti, ben detta,
sputi vendetta, dalla barchetta di Flegias, complimenti per la regia!
Argenti vive, vive, vivrà, alla gente piace la mia ferocità, persino tu che mi anneghi a furia di calci sui denti, ti chiami Dante Alighieri, ma somigli negli atteggiamenti, a Filippo Argenti

poeta tu mostri lo sdegno, a Filippo Argenti
ma tutti consacrano questo legno, a Filippo Argenti
le tue terzine sono carta straccia,
le mie cinquine sulla tua faccia lasciano il segno.

poeta tu mostri lo sdegno, a Filippo Argenti
ma tutti consacrano questo legno, a Filippo Argenti
le tue terzine sono carta straccia,
le mie cinquine sulla tua faccia lasciano il segno.

Stai lontano dalle fiamme, perché ti bruci,
guardati le spalle, caro Dante, è pieno di Bruti!
Tutti i grandi oratori sono stati fatti fuori
da signori, violenti e nerboruti.
Anche gli alberi sgomitano per un po’ di sole,
il resto sono solo inutili belle parole,
sono sicuro che in futuro le giovani menti,
saranno come l’Argenti e l’arte porterà il mio nome!
Filippo Argenti!
Filippo Argenti!
Filippo Argenti!
Filippo Argenti!
“Lo lasciammo là, nella palude, e non racconto altro.”

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