Home Recensioni musicali “Rockferry”, l’ acclamato debutto di Duffy. Ecco la recensione

“Rockferry”, l’ acclamato debutto di Duffy. Ecco la recensione

In patria ha avuto bisogno di un periodo di rodaggio ma poi è esplosa e nulla pare più fermarla. Qui da noi (come già anticipato) comincia a sentirsi in radio e riscuote ampi consensi. E’ nata una stella?(Aimee Anne) Duffy è una giovanissima gallese di bell’aspetto e dalle qualità vocali indiscutibili, che ha tentato la

di piero
pubblicato 6 Marzo 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 22:42

In patria ha avuto bisogno di un periodo di rodaggio ma poi è esplosa e nulla pare più fermarla.
Qui da noi (come già anticipato) comincia a sentirsi in radio e riscuote ampi consensi. E’ nata una stella?

(Aimee Anne) Duffy è una giovanissima gallese di bell’aspetto e dalle qualità vocali indiscutibili, che ha tentato la carta pop per eccellenza dei talent-show ( partecipando nel 2003 all’equivalente del nostro PopStars) per farsi notare ma poi è sfuggita alle luci della ribalta per cercare la sua strada. Pare l’abbia trovata, a giudicare dall’accoglienza riservata: l’album d’esordio “Rockferry” è stato pubblicato nel Regno Unito vendendo qualcosa come 60.000 mila copie in 24 ore.

Si aspetta il fine settimana per la classifica ufficiale, ma è scontato che raggiungerà la vetta e c’è odore di record nell’aria. In Italia l’opera prima sarà disponibile dal mese prossimo per la Universal, ma noi di Soundsblog abbiamo avuto modo di ascoltarlo e vi offriamo la nostra recensione.

Stravolgiamo per una volta la prassi e cominciamo dalla fine, ovvero dal giudizio. Chè è positivo. Le 10 tracce di “Rockferry” sono gradevolissime, di buona fattura, si ascoltano senza resistenza e lasciano piacevoli sensazioni.

Il disco parte piano, suoni caldi e raffinati esaltano una voce potente e alquanto “black”. Quello che non t’aspetti da uno scricciolo bianco e biondissimo. Dal primo pezzo (omonimo dell’album, primo singolo estratto e prodotto dall’ex Suede Bernard Butler) fino al quinto è un fiorire di ballads con atmosfere soul, spunti retrò e vocalizzi “ad effetto”, molto ruffiani, per catturare attenzione.

E la cosa funziona: “Warwick Avenue” e “Sleeping Stone” sono piccole perle, a nostro avviso.
Alzi la mano chi dopo il “Baby, baby, baby spend your time on me” implorato in “Syrup & Honey” riuscirebbe a dirle di no!

La seconda metà dell’album vede un incremento di ritmo, le note corrono via più veloci ed agili. Arriva “Mercy”, il singolo-tormentone del momento in puro stile sixties. Testa, braccia e gambe partono e non c’è verso di trattenerle. E’ il picco musical-emotivo di un progetto palesemente old-school oriented, che attinge a piene mani dalle sonorità anni ’60. Se amate il genere correte a procurarvi questo disco.

Ammiratori e detrattori si stanno già dando battaglia: a chi esulta per la venuta della nuova stellina del pop-soul replicano, piccati e accaniti, coloro che vedono in Duffy poco più che un “clone” di Amy Winehouse. La ragazzaccia londinese ha (ri)aperto la strada al successo del genere e ora tutti son pronti a salire sul carro dei vincitori. E delle vendite facili.

Noi la pensiamo così : non sarà il massimo dell’originalità, d’accordo. Non si inventa niente. Ma la ragazza ha talento, è giovane e ha tutto il tempo per affinare la già buona tecnica e trovare una sua strada più personale. In tempi come i nostri, dove a farla da padrone sono le magiche formule (sempre quel paio) di astuti discografici e format televisivi, possiamo soltanto rallegrarci se dalla fabbrica di plastica vien fuori questo.

Da noi PopStars generò le Lollipop….c’è da aggiungere altro??

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