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Musica d’autore: dischi del 2007 da (ri)scoprire

Potremmo parlare del perché tanta bella musica non gira sui network ma vi risparmio. Vorrei invece condividere alcuni dischi ben fatti, usciti lo scorso anno e passati quasi inosservati. Magari provenienti da paesi che sfornano ottima musica che qui finisce – quando va bene – nei polverosi reparti di “word music”. O anche solo dalla

di dodo
pubblicato 4 Gennaio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 23:41

Potremmo parlare del perché tanta bella musica non gira sui network ma vi risparmio. Vorrei invece condividere alcuni dischi ben fatti, usciti lo scorso anno e passati quasi inosservati.

Magari provenienti da paesi che sfornano ottima musica che qui finisce – quando va bene – nei polverosi reparti di “word music”. O anche solo dalla vicina Francia che ha molto da dire ma che fatica a passare il confine. E pure qualche “gemma” nostrana (fin’ora) poco conosciuta.

Otto brevissime segnalazioni per rendere giustizia a qualche artista che vale. Otto piccoli consigli di musica un po’ diversa, la cosiddetta nuova canzone d’autore: definizione efficace anche se non felicissima, giusto per intenderci.

Constance Amiot “Fairytale”. Parigina vissuta per un po’ negli Stati Uniti, unisce la vena da cantautrice a un approccio neo-blues intimo e fresco. Chitarra acustica e voce pulita per un esordio folgorante.

Lenine “Acústico MTV”. Scettici di fronte a un cantautore brasiliano che si presenta con lunghi capelli biondi imbracciando una chitarra elettrica? Peccato, quest’uomo è uno dei più grandi artisti in circolazione. E questo live acustico lo dimostra perfettamente.

Giua “Giua”. Canzone d’autore allo stato puro. Autrice e compositrice di talento, dalla voce ammaliante. Esordio di gran classe, forte della collaborazione di alcuni tra i migliori musicisti italiani in circolazione.

Klima “Klima”. Un po’ acustico, un po’ elettronico, decisamente raffinato. A guardare il viso dolce di questa ragazza francese trapiantata a Londra non t’aspetti che canti (in inglese) di malinconie e disperazioni, su un tappeto di suoni distorti, coinvolgenti e/o inquietanti.

Luca Gemma “Tecniche di illuminazione”. Una delle due menti dei Rosso Maltese (l’altra metà era Pacifico) pubblica un disco freschissimo, a tratti commovente, più spesso divertente: leggero, nel senso più alto del termine.

Toco “Outro lugar”. Brasiliano vissuto in Italia, con il sostegno di collaborazioni del calibro di Rosalia De Suoza, Roberto Menescal e Coralie Clément, affronta con un approccio tutto nuovo e moderno quella bossanova con cui il ragazzo è cresciuto.

Mavis Staples “We’ll Never Turn Back”. Per i pochi che non la conoscessero: leggenda del gospel e del soul dalla voce inconfondibile, torna con un disco blues che più blues non si può. Grazie a Ry Cooder (alla regia) e a canzoni – vecchie e nuove – di impegno civile e di protesta.

Benjamin Biolay “Trash YéYé”. Poco conosciuto qui da noi, in Francia è l’erede di Serge Gainsbourg (o la risposta a Tom Waits). Voce roca, atmosfere decadenti, testi brillanti, musiche che spaziano e contaminano i generi. Come dicono loro: génial!

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