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Per la F.I.M.I. è finita l’era del singolo

Come ci ha raccontato ieri The Jay, il mercato musicale digitale è ormai maturo, non più una nicchia per appassionati, o un argomento buono per le rubriche di costume futuristico: è la realtà, ora e adesso. Lo sanno bene le case discografiche dopo le clamorose decisioni di Madonna, Radiohead e altri di cui abbiamo abbondantemente

pubblicato 5 Gennaio 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 23:41

Come ci ha raccontato ieri The Jay, il mercato musicale digitale è ormai maturo, non più una nicchia per appassionati, o un argomento buono per le rubriche di costume futuristico: è la realtà, ora e adesso.

Lo sanno bene le case discografiche dopo le clamorose decisioni di Madonna, Radiohead e altri di cui abbiamo abbondantemente parlato. Lo sa il mercato, che nei mesi scorsi ha visto le vendite di musica digitale crescere del 47% solo in Italia, raggiungendo il 6,11% dell’intero mercato.

E lo sa la F.I.M.I., la federazione industria musicale, che di fronte a questi numeri ha preso una importante decisione: dal quest’anno la classifica dei singoli più venduti sarà compilata in base ai brani scaricati, compresi quelli per cellulare, e non più in base ai supporti fisici venduti.

La svolta avrà diverse conseguenze. Il presidente della F.I.M.I. Enzo Mazza (sempre lui) ha dichiarato al Corriere della Sera che

“la storia del 45 giri si trasforma dal vinile al CD e ora al supporto liquido (la musica in formato digitale, N.d.A.). E´ il segnale di un´era che si sposta verso il digitale ha. La popolarità di un brano è legata ai consumi e bisognerà tenere conto di tutte le forme di fruizione. Anche, ad esempio, dei video visti su You Tube”.

Credi si tratti di una scelta fondamentale, perchè se prima nei negozi era possibile trovare solo il brano scelto dall’artista, oggi su iTunes e simili è possibile acquistare qualsiasi brano; l’idea stessa di singolo cambierà quindi radicalmente e sarà possibile verificare in tempo reale quali sono le canzoni preferite dal pubblico, senza intermediazioni. Solo una cosa dott. Mazza: non è che ci farete pagare la SIAE anche per i video su YouTube?

Via Newsic.it

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