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Lacuna Coil, Broken Crown Halo: Soundsblog intervista i due cantanti

Andrea Ferro e Cristina Scabbia presentano il nuovo disco della metal band milanese.

pubblicato 31 Marzo 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 20:33

31 marzo 2014, esce il settimo album in studio dei Lacuna Coil, la band metal che da Milano ha conquistato il mondo. Il nome del disco è l’enigmatico Broken Crown Halo, e abbiamo incontrato i due cantanti Andrea Ferro e Cristina Scabbia per parlarcene approfonditamente.

Il consiglio è quello di prendersi venti minuti e godersi tutta la video-intervista posta in apertura dell’articolo: i due si scambiano spesso opinioni e illustrano in dettaglio vari passaggi che hanno portato alla creazione del disco.
L’intervista, va sottolineato, è stata registrata in Gennaio, quando ancora non era stata annunciata l’uscita dalla band di Cristiano Migliore e Cristiano Mozzati: ecco quindi perchè alla domanda “svelateci qualcosa che ancora nessuno sa riguardo al nuovo disco” Andrea e Cristina si guardano dubbiosi e poi parlano di annunci che non possono ancora fare… ora si comprende che in effetti ci sarebbe stato da dire che questo sarà l’ultimo disco su cui chitarrista e batterista suoneranno, prima della amichevole separazione dai Lacuna Coil.

Dalle parole dei cantanti, si capisce che il sound più aggressivo del disco deriva da una serie di cambiamenti – al di là della consapevolezza dell’imminente separazione dai Criz e Pizza, ci si è trovati anche a dove registrare in tempi ristretti in uno studio a Milano anzichè in America. Questo ha giovato alla band, grazie anche al fatto che il proprietario dello studio, membro della PFM, abbia fatto utilizzare strumenti ‘vintage’ che hanno dato nuova vita alle canzoni.

Per descrivere il sound del nuovo disco, che torna parecchio heavy, Cristina usa queste parole:

“E’ un disco più oscuro e ‘cinematico’, se possiamo utilizzare questa parola. Era una cosa che non era mai successo prima, pensiamo che questa potrebbe essere la colonna sonora dei nostri giorni, in stile darkeggiante.”

Mentre Andrea dice:

“Giunti al settimo album, gli elementi dei Lacuna Coil sono quelli che ormai si conoscono, darkeggianti e melodici, sono elementi che ci saranno sempre. Ma oltre a questi, abbiamo assunto un atteggiamento quasi a ‘fregarsene’ dei clichè, da quel che ci si aspetta da noi, per essere più liberi di suonare le parti più heavy quando ci andava, senza preoccuparci di quel che avrebbero detto. Il tutto entro i limiti del genere, senza andare a comporre un pezzo reggae, techno o rap!”

Sul disco non ci sono guest, eppure i Lacuna Coil spesso si scambiano ospiti sul palco: ad esempio Cristina ha cantato con i Megadeth al Sonisphere di Rho, oppure Marco Biazzi ha suonato la chitarra al recente concerto dei Lamb of God a Milano.
Non c’è mai la voglia di tirar su il telefono e chiamare qualcuno per ricambiare il favore, su disco?

Cristina:

“Sì, avevamo intenzione di farlo proprio su questo disco, eravamo già in contatto con qualche musicista entusiasta all’idea. Ma il problema è sempre logistico, trovare un momento in cui si è tutti liberi per registrare.”

Andrea:

“Ad essere onesti, con tutti i tour che abbiamo fatto prima di questo disco, ci siamo trovati con il tempo molto risicato per finire di scrivere tutti gli arrangiamenti, e abbiamo voluto concentrarci sulle canzoni prima di trovare il tempo di contattare qualcuno per fare da ospite. Alla fine ci siamo trovati in studio alle due di notte all’ultimo giorno fissato per le registrazioni, avevamo un mini-tour con i Paradise Lost dopo pochi giorni… non c’è stato tempo, stavolta!”

Il famoso problema di tutte le band: “la band era meglio prima”…

Cristina:

“C’è sempre il fan old-school affezionato ai primi album nonostante il sound faccia schifo, i testi siano senza senso… e poi c’è il fan più aperto di mente che pur conoscendoci da tanto tempo, ascolta il nuovo disco e comprende che siamo sicuramente migliorati. Visto che anche a me è capitato di pensare comunque la stessa cosa di alcuni gruppi che amo, ho stabilito che non è per la qualità della nuova musica, se penso che erano meglio prima, ma è per la qualità dei sentimenti, il senso di nostalgia legato a certi momenti. Ho riascoltato recentemente i dischi di uno dei miei gruppi preferiti, i Paradise Lost, e i primi lavori erano registrati da schifo, con suoni tremendi… ma ogni volta che li riascolto mi fanno ricordare di quando andavo in quel pub con quei miei amici e di quando tornavo ubriaca quelle sere…
C’è da dire che alcuni non si prendono la briga di ascoltare i dischi, si basano sulla foto o su quel che si dice in giro!”

Andrea:

“Ci può stare che con la nostra discografia, piuttosto variegata, qualcuno preferisca un disco ad un altro. Chiediamo solo di ascoltare il disco prima di giudicare! non è automatico che a chi piaceva Comalies piaccia anche il nuovo disco perchè è più oscuro, o i dischi precedenti perchè registrati in maniera diversa!
C’è chi pensa che i Metallica siano finiti con Master Of Puppets, chi pensa l’apice sia il Black Album, chi li ha scoperti con Load… per loro saranno sempre quelli i dischi preferiti. Lo si può dire per tutti i gruppi…”

Di tutto questo, e tanto altro, si parla nell’intervista (ad esempio, è interessante l’analisi su Shallow Life, giudicato come un disco che non è stato ‘capito’, in cui non è stata compresa la versione ironica della vita superficiale che rappresentavano le foto).

Buona visione, e poi buon ascolto con Broken Crown Halo!

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