Home Interviste Benedetta Valanzano a Soundsblog: “Una terra che tace è un inno di speranza in grado di scuotere le coscienze”

Benedetta Valanzano a Soundsblog: “Una terra che tace è un inno di speranza in grado di scuotere le coscienze”

L’intervista a Benedetta Valanzano in occasione dell’uscita di Una Terra che tace

pubblicato 30 Gennaio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 22:58

Abbiamo incontrato l’attrice Benedetta Valanzano, alla vigilia dell’uscita di Una terra che tace, il singolo che affronta la piaga della Terra dei Fuochi, disponibile nei negozi di dischi e su iTunes dal 10 febbraio: su YouTube:

Come è arrivata la proposta di incidere questo singolo?

E’ un’iniziativa prodotta dall’etichetta Suoni del Sud di Peppe Ponti. Lui mi aveva vista recitare nella commedia cantata di Vincenzo Salemme, L’Astice al veleno, di cui ero protagonista. E’ passato un pò di tempo e mi ha proposto un pezzo quest’anno che, inizialmente, non era questo legato al tema della Terra Dei Fuochi. Poi mi ha detto: “Vogliamo fare una pazzia e partecipare a Sanremo?” Io accetto di buon grado le sfide consapevole di dover affrontare un’impresa impossibile. Ho accolto immediatamente il suo invito senza ovviamente avere la presunzione di essere una cantante visto che, fino ad ora, mi sono presentata al pubblico in qualità di attrice. Abbiamo collaborato insieme nell’idea: coinvolgere un vasto pubblico in un’iniziativa sociale che mi sta particolarmente a cuore perché sono campana e vivo la mia terra, l’ho sempre sponsorizzata al massimo. Persino a Ballando con le stelle, mi sono esibita su riarrangiamenti di canzoni napoletane. Volevo che venisse raccontata, attraverso una canzone, un disagio che stiamo vivendo senza scadere nel qualunquismo. Per questo, mi sono affidata ad un gruppo di lavoro molto bravo, un pò intellettuale, radical-chic, l’autore di questo brano è Claudio B. Lauri mentre il compositore è Luca Toller. Il risultato finale è frutto della collaborazione con la compagnia teatrale di L’anima buona di Lucignolo e ispirato a una lirica di Cesare Pavese contenuta nella raccolta La terra e la morte. Voleva essere un inno di speranza, una preghiera collettiva che non aveva bisogno di parole didascaliche per spiegare un disagio ed in grado di scuotere le coscienze.

Perché ti sei voluta cimentare con il canto?

E’ una passione che ho sempre coltivato. Penso che un’artista abbia l’esigenza di esprimersi in tutti i campi. Anche il canto è una forma di espressione. Voglio arrivare alla gente con tutti i mezzi a mia disposizione. Sogno di essere poliedrica e poter utilizzare agevolmente i miei strumenti. Ho tanti esempi validi a cui faccio riferimento partendo da Massimo Ranieri a Mariangela Melato con cui ho lavorato. Sono uomini e donne che si son sempre messi in discussione. Voglio mettermi in gioco perché è difficile osare così tanto sia nella tematica che nell’esperienza e le conseguenze che potrebbe suscitare. Mi piace questo rischio che coinvolge una mia passione.

Pensi che questa sarà un’esperienza isolata o l’inizio di un nuovo sbocco professionale?

In primavera è prevista l’uscita di un disco. Nel frattempo, sarò ospite del disco di Nello Daniele che uscirà a marzo, con un duetto dal titolo Dove sei, molto soft e particolare. Sono onorata di essere stata chiamata da lui. Il mio cd lo sto costruendo ancora. E’ un percorso della mia vita. Volevo raccontare, attraverso la musica, questo mio breve periodo esistenziale. Tratterà di tante altre tematiche sociali come il disagio dei giovani, amori impossibili o perduti. Si chiamerà Autoscatti proprio perché ogni canzone rappresenterà una tappa fondamentale del mio viaggio.

Perché, secondo te, il pezzo è stato scartato da Sanremo?

Sicuramente perché non sono una cantante professionista. Sono un personaggio pubblico e da regolamento avrei potuto partecipare (ride, ndb) e mi rendo conto sia una competizione puramente musicale. Avevo creduto che, ogni tanto, si potesse cavalcare l’onda di una follia portando argomentazioni valide e solide. Il Festival dà voce a tutta la società, è la rappresentazione musicale del nostro Paese, ed, in Fazio noto una forte attenzione alle tematiche sociali.

Da napoletana, come vivi il dramma de La Terra Dei Fuochi?

E’ un gran dispiacere per me che vivo tra Napoli e Roma. Bisogna sfatare i luoghi comuni, il disagio c’è e ricorre da tempo. E’ un allarme che è scoppiato. E’ impensabile non vivere nella nostra terra perché qualcuno ce l’ha negato. Credo nell’onesta di chi ci fornisce la materia prima. Io mangio ancora mozzarella di bufala e non ci rinuncerei per nulla al mondo (ride, ndb)

Non temi che questo tema tanto delicato possa far storcere il naso a qualcuno?

Non ho mai pensato di strumentalizzare la Terra Dei Fuochi utilizzando i soliti cliché. In prima persona, ho subito una perdita. Il pubblico si divide sempre. Son reduce di un’iniziativa per questo disagio. Su iniziativa di Selvaggia Lucarelli, tempo fa, ho idealmente “adottato” un comune campano, Castelvolturno, per sensibilizzare l’opnione pubblica.

Cosa ne pensano, invece, i tuoi fan di questo debutto discografico?

Sono tenerissimi. Anche grazie al loro supporto, sono arrivata alla decima puntata di Ballando con le stelle. Sono una ragazza tranquilla, interagisco con tutti su Facebook. Le seguo direttamente e non ho manager o una staff che scrive per me. Condivido la mia quotidinità e avverto la mia autenticità. Mi apprezzano per quella che sono con le mie fragilità e pazzie.

benedetta valanzano una terra che tace Cosa bolle in pentola in ambito extra-musicale?

Ho girato una fiction per Gigi Proietti per la regia di Luca Manfredi e poi, sono protaonista, di una puntata de Il Commissario Rex con i Manetti Bros.

Il videoclip è diretto da Claudio D’Avascio.

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