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Thom Yorke contro Spotify: “Con questa modalità i nuovi artisti non vengono pagati un ca**o”

Thom Yorke dei Radiohead critica Spotify insieme al produttore Nigel Godrich, ecco la risposta della società di servizio streaming

pubblicato 16 Luglio 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 06:19

Spotify è una delle ultime realtà di successo (e legali) che permette di ascoltare musica in streaming, gratuitamente o con un poco costoso abbonamento mensile. L’attenzione aumenta, gli abbonati pure e la possibilità di sentire brani -anche prima di acquistarli- sta prendendo sempre più piede. Tutti felici e contenti? Non proprio, visto le dure parole di Thom Yorke e Nigel Godrich.

Il frontman dei Radiohead ha addirittura voluto rimuovere i suoi album con gli Atoms for Peace, impedendone così il libero ascolto. A creare la polemica, per primo, su Twitter, è stato il produttore Godrich che ha scritto come lo streaming di servizi possa aiutare artisti affermati a generare denaro di loro lavori del passato, mentre nuovi artisti vengono soffocati a causa dei bassi compensi:

“Siamo fuori da Spotify. Con questa modalità i nuovi artisti non vengono pagati un c…. un’equazione che non funziona proprio. Nel frattempo piccole etichette e nuovi artisti non riescono nemmeno a tenere le luci accese. Non è giusto. “”

Contemporaneamente, però, non è da sottovalutare come Spotify sborsi moltissimo -quasi il 70% degli introiti- per pagare i diritti dei brani. I fatturati in positivo sono direttamente collegati al mercato in espansione del progetto, ad oggi -come rivelato da Ken Parks, a capo della compagnia, sono stati spesi ben 500 milioni di dollari in royaltes.

Invece, secondo Yorke, gli artisti che sognano di emergere non otterrebbero abbastanza popolarità e riconoscimento (anche economico). Da qui, l’appello di volersi occupare loro e a rendersi disponibili per gruppi emergenti. A questo punto Spotify ha deciso di intervenire sulla vicenda, spiegando apertamente il proprio punto di vista, senza equivoco alcuno e con i dati alla mano:

“”L’obiettivo di Spotify è di far crescere un servizio che la gente ama, in ultima analisi, per il quale vogliano pagare, e che fornirà il supporto finanziario per l’industria musicale per il quale è necessario investire in nuovi talenti e musica. In questo momento siamo ancora nelle fasi iniziali di un progetto a lungo termine che sta già avendo un effetto estremamente positivo sulla artisti e nuova musica. Abbiamo già pagato 500 milioni di dollari per i titolari dei diritti, ad oggi, e per la fine del 2013 questo numero raggiungerà quota 1 miliardo di dollari. Gran parte di questo denaro viene investito in nuovi talenti e nel produrre grande musica nuova. Vogliamo aiutare gli artisti a connettersi con i loro fan, trovare un nuovo pubblico, far crescere la loro base di fan e dare vita alla musica che noi tutti amiamo. Noi siamo al 100% impegnati a rendere Spotify il servizio di musica più friendly possibile per l’artista e stiamo costantemente parlando con artisti e manager per capire come Spotify possa aiutare a costruire o solidificare le loro carriere”

Godrich non si è arreso è ha continuato la sua crociata verbale, aggiungendo che

“Un catalogo e nuova musica non possono essere confusi insieme. Il modello favorisce massicciamente le grandi aziende con grandi cataloghi … Tocca a provider dello streaming tornare con un modo migliore per sostenere nuovi produttori di musica”

Ad oggi, però, la musica dei Radiohead è ancora presente, ad eccezione di un album del 2007, In Rainbows.

Punti di vista, opinioni, che però mettono ancora una volta in evidenza la necessità di rallentare (se non impedire del tutto) il fenomeno dei download illegali. E’ realtà, è sempre più comune. E trovare un servizio che permetta di ascoltare gratuitamente -o spendendo poco- pezzi in alta qualità senza sentirsi “pirati del web” è comunque un passo in avanti verso l’utente. Un compromesso tra artista e pubblico. E in questo caso i diritti vengono anche pagati, a differenza di tanti altri siti torrent.

Via | Music Mix

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