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Festival Gaber di Viareggio 2007

Chi capisce un po’ di musica sa quanto sia fondamentale per un cantante la capacità di interpretazione. Ce lo dice la storia della canzone italiana, ce lo ha insegnato il grande Giorgio Gaber. La spettacolarizzazione recitativa e coreografica di un brano oggi diventa sempre più importante, e il Festival di Sanremo quest’anno lo ha dimostrato

di aleali
pubblicato 29 Giugno 2007 aggiornato 1 Settembre 2020 01:42

Chi capisce un po’ di musica sa quanto sia fondamentale per un cantante la capacità di interpretazione. Ce lo dice la storia della canzone italiana, ce lo ha insegnato il grande Giorgio Gaber. La spettacolarizzazione recitativa e coreografica di un brano oggi diventa sempre più importante, e il Festival di Sanremo quest’anno lo ha dimostrato vividamente: basti pensare ad artisti come Paolo Rossi, Daniele Silvestri, Simone Cristicchi e Tosca. Una scuola stilistica tra il teatro e la musica che troverà per il quarto anno un punto di incontro celebrativo al Festival Gaber di Viareggio, di cui parlava nei giorni scorsi La Stampa.

L’evento, che quest’anno è stato rivalutato e reso gratuito, prevede una due giorni (il 20 e il 21 luglio) piena di ospiti del calibro di Maurizio Crozza, Giobbe Covatta, Giorgio Panariello, Mango, Vincenzo Salemme, la rivelazione di Sanremo Momo (una cantautrice di enorme bravura resa famosa da Chiambretti al Dopofestival) e i nuovi talenti del Teatro Canzone.Inaspettata la partecipazione anche di Laura Pausini, che si cimenterà nella reinterpretazione di una delle ultime canzoni di Gaber, “Non insegnate ai bambini”.La notizia della presenza della Pausini, non so voi, mi lascia piuttosto di stucco. Le sue canzoni sono entrate da anni nel cuore del pubblico di tutto il mondo, ma la sua produzione musicale ha davvero poco a che fare con l’ecletticità artistica. La voglia di realizzare cover del suo ultimo album “Io canto” è dovuta anche ad una volontà di adattamento a mondi musicali lontani dal suo stile interpretativo, ma il tutto è risultato troppo denso di monilitica “pausinità”, elemento perfetto in un contesto commerciale, meno all’interno di un evento mirato come il Festival Gaber. Speriamo a conti fatti di doverci ricredere.