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Facebook: il social network è pronto a lanciare “Vibes”, il suo servizio di musica online?

Facebook: il social network è pronto a lanciare “Vibes”, il suo servizio di musica online?

pubblicato 1 Settembre 2011 aggiornato 30 Agosto 2020 19:38


Partiamo dai dati. Provate a immaginare cosa potrebbe essere un servizio di musica online gestito da un social network con una base di 750 milioni di utenti. Gira la testa, ma anche i numeri dei possibili ricavi, anche ‘solo’ in termini pubblicitari. E’ per questo che, quando hanno iniziato a rincorrersi le voci secondo cui Facebook avrebbe annunciato presto il suo music service, tutti stanno ipotizzando gli scenari più improbabili.

La notizia ha trovato fondamento lo scorso luglio. Fonte, l’Huffington Post dove la giornalista Annemarie Dooling ha riportato una scoperta fatta dallo sviluppatore Jeff Rose. Mentre attendeva il download del file necessario per la sessione di video-chat, si è imbattuto in due righe di codice particolari. La seconda riportava un misterioso “facebook.vibes” che, a quanto si vocifera, sarebbe il nome (almeno sul database) del servizio musicale offerto dal social network.

Negli ultimi giorni invece è arrivata una nuova indiscrezione. L’autore (Jon Fortt, reporter della CNBC) assicura che il servizio verrà presentato durante una conferenza dell’F8 che si terrà il prossimo 22 settembre a San Francisco e aggiunge che Facebook non ospiterà i file sui suoi server ma si affiderà a partner esterni con cui ha preso accordi (come Spotify o Pandora) e a un partner in particolare per gestire il flusso dei dati. Dal quartier generale di Facebook si sono rifiutati di commentare la dichiarazione.

Un paio di considerazioni a margine. Più che il servizio già offerto da Google (non ancora disponibile in Italia) quello di Facebook potrebbe essere un punto di non ritorno per il consumo e la fruizione della musica online. L’indicizzazione dei dati basata su gusti personali e abitudini di vita, potrebbe davvero restituire il ‘polso’ di come è distribuito oggi l’ascolto della musica. La seconda considerazione, più negativa, è quella legata al tipo di ‘esperienza’ in cui si trasformerà il consumo musicale. C’è ancora spazio per gli album, per un ascolto meno frammentario? E le case discografiche? Come si adatteranno? Qualcosa ci dice che lo scopriremo molto presto…

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