Home Classifiche Musicali Peter Jenner (ex manager dei Pink Floyd): “La pirateria musicale è ‘condivisione’, il vero reato è combatterla”

Peter Jenner (ex manager dei Pink Floyd): “La pirateria musicale è ‘condivisione’, il vero reato è combatterla”

Nel suo campo, Peter Jenner è una vera e propria istituzione: oltre ad aver organizzato il leggendario concerto dei Rolling Stones ad Hyde Park nel 1969, è stato il manager storico di gruppi come i Clash e i Pink Floyd che, inutile dirlo, non hanno di certo bisogno di presentazioni. Forte delle sue impareggiabili esperienze

pubblicato 20 Luglio 2010 aggiornato 31 Agosto 2020 00:48


Nel suo campo, Peter Jenner è una vera e propria istituzione: oltre ad aver organizzato il leggendario concerto dei Rolling Stones ad Hyde Park nel 1969, è stato il manager storico di gruppi come i Clash e i Pink Floyd che, inutile dirlo, non hanno di certo bisogno di presentazioni. Forte delle sue impareggiabili esperienze lavorative passate, Jenner è intervenuto al recente Westmister eForum per offrire il suo autorevole punto di vista sulla spinosa questione della pirateria musicale, o meglio, del “file sharing” inteso come fenomeno culturale prima ancora che criminale:

“Se teniamo fede ad una legge sul copyright, cioè un qualcosa che cerca di legiferare sul sacrosanto diritto a copiare, è inutile dire che stiamo percorrendo un vicolo cieco che non ci può portare da nessuna parte: è come cercare di amministrare il traffico aereo con delle leggi sul trasporto ferroviario, non si può controllare il diritto delle persone a scaricare, gestire e copiare file con il proprio computer, è una questione di democrazia e di cultura. Piuttosto, cerchiamo invece di sviluppare nuovi modelli di business musicale, dato che tutti i tentativi di bloccare il file sharing in ogni sua forma e dimensione sono sicuramente destinati a fallire.

Dobbiamo riformare l’industria discografica: oggi le major detengono diritti quasi monopolistici sui propri artisti sotto contratto, vedono i loro dischi come ‘prodotti’ e non come ‘servizi’. Possiamo agire in tantissimi modi, ad esempio accordandoci con i fornitori di servizi internet a banda larga o introducendo abbonamenti semestrali o annuali a determinati siti di file sharing, un pò come accade adesso con RapidShare. Basta anche solo una sterlina per ogni persona che utilizza internet per scaricare file musicali ‘non autorizzati’, per avere un ritorno di decine di milioni di sterline per ripagare indirettamente gli artisti.”

Secondo Jenner, quindi, le case discografiche e i musicisti devono scendere a compromessi e cambiare totalmente il proprio punto di vista sul file sharing, considerandolo non più come il prodotto di una mente criminale ma come un potentissimo strumento per raggiungere milioni e milioni di utenti grazie alla magia della condivisione.

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