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Uscite discografiche Febbraio 2013 (3° parte): recensioni

Atoms For Peace – AMOK : c’era grande attesa attorno al debutto lungo del progetto-superband Atoms For Peace (leggasi Thom Yorke, Flea, Nigel Godrich, Joey Waronker e Mauro Refosco), un progetto nato ormai qualche anno fa e che dopo qualche singolo, arriva finalmente all’album d’esordio “AMOK”. Nel complesso è un buon lavoro, curato e pieno

pubblicato 25 Febbraio 2013 aggiornato 30 Agosto 2020 11:03


Atoms For Peace – AMOK : c’era grande attesa attorno al debutto lungo del progetto-superband Atoms For Peace (leggasi Thom Yorke, Flea, Nigel Godrich, Joey Waronker e Mauro Refosco), un progetto nato ormai qualche anno fa e che dopo qualche singolo, arriva finalmente all’album d’esordio “AMOK”. Nel complesso è un buon lavoro, curato e pieno d’esperienza, ma a conti fatti non si discosta molto dalle cose di Thom solista e di “Kings Of Limbs”, impastando quello che ormai è un trademark fatto di glitchate, IDM e contaminazioni da ballo schizo(afro)idi. Tutto molto bello e a tratti ritmicamente irresistibile per carità, ma forse per Thom è arrivata l’ora di effettuare un nuovo cambio di rotta, in grado nuovamente di sorprendere. (z.) Voto: 7-

Andrea Nardinocchi – Il Momento Perfetto : sono stato tra i primi sostenitori di Andrea Nardinocchi. Parlo al passato perchè purtroppo quello che temevo si è in parte concretizzato. E’ con un certo rammarico che scrivo: con Dargen in regia e soprattutto con un talento che è realmente unico nel panorama italiano, è un delitto limitarsi ad un album come “Il Momento Perfetto”. Perchè uno che può essere ipoteticamente il James Blake made in Italy, non può venir fuori con canzoni da boy-band come “Persi insieme” o i retro-gusti di “Con uno sguardo”. Anche a livello sonoro, siamo avanti anni luce rispetto alla produzione media del mainstream italiano, ma ci sono alcune trovate un po’ troppo tamarro-furbette (la componente dubstep di “Non mi lascio stare” ad esempio). Siamo più sul Timberlake (avercene eh…) che sul Blake, ma non mancano le cose belle (lo strumentale di Amare Qualcuno”, “Bisogno di Te”…). (z.) Voto: 6

Foals – Holy Fire : ho amato tantissimo il debutto dei Foals (“Antidotes”, 2008), incrocio trascinante tra tiro dance-punk, ritmiche math e quelle chitarre che “suonano come insetti”. Il successivo “Total Life Forever” mi aveva un po’ spiazzato: freno a mano tirato, situazioni più dilatate e sperimentali che apparentemente faticavano ad andare a segno. Terzo capitolo e altra evoluzione, un passo in avanti ed un passo indietro. Tornano infatti i groove del primo disco, ma si avverte anche la voglia di chitarre maggiormente rock e tinte notturne e agrodolci (in Late Night sembra quasi che Yannis sappia cantare…). (z.) Voto: 7-

Fabri Fibra – Guerra e Pace : Fibra torno con un disco corposo, variegato e con alcuni spunti decisamente azzeccati. Ovviamente in più di una occasione si passa attraverso un compromesso che non rende del tutto giustizia alle capacità di Fabri Fibra. Alti e bassi quindi, ma qui c’è un comparto di liriche più taglienti rispetto al recente passato, sintomo di un Fibra piuttosto in forma, se non altro a livello di idee (e con meno retorica del solito). Ospitate rivedibili. (z.) Voto: 6,5

Marta Sui Tubi – Cinque, La Luna e Le Spine : I Marta Sui Tubi sembravano poter puntare molto più in alto, ed ora iniziano a “pagare” il fatto di aver sempre fatto buoni dischi senza però mai dare la zampata decisiva. La zampa, a dieci anni dagli ottimi esordi, sta infatti pian piano ritirandosi e il pur discreto “Cinque, La Luna e Le Spine” ne è l’emblema. Serve una svolta. (z.) Voto: 6

High Highs – Open Season : dall’Australia a New York con amore: la band originaria di Sydney esordisce in formato lungo con un bel disco di dream-folk. Toni soffusi, dolci ed emozionali: la propria stanza bedroom-pop che si trasforma in un un bosco primaverile.(z.) Voto: 7-

Palma Violets – 180 : i Palma Violets sono l’emblema della band facile da odiare: NME li adora e portano avanti un discorso come quello del brit-indie ormai caricaturale. I due leader della band puntano a diventare la coppia-Libertines del nuovo millennio ma inevitabilmente quel miracolo non può accadere nuovamente. Da canto loro però questi ragazzi sanno scrivere bei pezzi: tra il secondo dei Vaccines e questo, mi tengo questo. (z.) Voto: 6,5

Inc. – No World : come Indians anche il progetto Inc. delude in parte l’hype made in 4AD (i Daughter non deluderanno, assicurato). Che il post-r&b stia iniziando a dare segni di cedimento? Non lo so, ma in questo “No World” in fin dei conti solo un paio di brani (“5 Days”) si elevano veramente sopra la media. (z.) Voto: 6,5

Modà – Gioia : Morgan diceva “Bisogna sempre per forza parlare d’amore?”… come dargli torto. I Modà si riconfermano impeccabili melody-makers da liriche talmente sdolcinate da risultare assolutamente stucchevoli e risibili. Cheesy-pop rock all’italiana, tanti cuori per tutti, vogliamoci bene e via di accendini in mano. Che gioia… (z.) Voto: 3/4

Atlas Genius – When It Was Now : l’album di debutto “When It Was Now” conferma le impressioni freddine relative all’EP di qualche mese fa e anzi, fa sorgere qualche dubbio sulla autenticità della proposta musicale della band australiana. Aspettando i Phoenix… (z.) Voto: 5/6

How to Destroy Angels – Welcome Oblivion: il progetto di Trent Reznor (insieme a Mariqueen Maandig, Atticus Ross e Rob Sheridan) pubblica finalmente l’album di debutto dopo EP e partecipazioni in colonne sonore. Trent rimane uno che sa quello che fa, ma il risultato non è propriamente esaltante ed in generale il tutto suona un po’ passato. (z.) Voto: 6

Ocean Colour Scene – Painting : figli di un successo minore all’interno del boom brit-pop mid’90s (la loro “Better Day” diciamo che ispirò “Un Giorno Migliore” dei Lunapop…), gli Ocean Colour Scene tornano con un disco piuttosto fiacco e anonimo. (z.) Voto: 5,5

Frightened Rabbit – Pedestrian Verse : quarto sigillo per l’indie-rock band scozzese. “Pedestrian Verse” è un buon lavoro e qualche segno di maggiore maturità lo abbiamo, mancano invece forse i brani “forti” in grado di fare la differenza. (z.) Voto: 6+

Haterbreed – The Divinity of Purpose : buon ritorno per la band americana. Metalcore ben equilibrato tra potenza e accessibilità… tra i loro dischi migliori. (z.) Voto: 6

Modestep – Evolution Theory : debutto per la band “live dubstep” Sulla scia dei Pendulum ma tutto ancora più patinato… inconsistente. (z.) Voto: 4/5

Spectral Park – Spectral Park : interessante debutto, ma la sensazione di essere di fronte ad alcune cose “a random” è tanta.(z.) Voto: 6+

Jamie Lidell – Jamie Lidell : tuffo anni ’80, funk sintetico e pop colorato, sotto sotto però di idee non ce ne sono tante. (z.) Voto: 6-

Twenty One Pilots – Vessel : rap+indie pop FM? No grazie… (z.) Voto: 4/5

Nadàr Solo – Diversamente, Come? : svolta “easy” nel ritorno discografico dei Nadàr Solo. Rock-pop italiano senza troppi rischi. Presenziano i TDO. (z.) Voto: 5/6

Buckcherry – Confessions : la rock band americana di “Crazy Bitch” in zona “more of the same”. Solo per i fan. (z.) Voto: 5

Apparat – Krieg und Frieden (Music for Theatre) : dopo il passaggio Radioheaddiano di “The Devil’s Walk” (non è piaciuto proprio a tutti…) Apparat si butta in una sorta di soundtrack ambient-dronica. Interessante. (z.) Voto: 6/7

Pissed Jeans – Honeys : gran batosta, la quarta mazzata di marciume rock dei Pissed Jeans. (z.) Voto: 7-

Lisa Germano – No Elephants : non è più la Lisa dei tempi migliori, ma qualche passaggio impregnato di intensità lo tira ancora fuori. (z.) Voto: 6+

Chiara – Un Posto Nel Mondo : ennesima occasione sprecata. (z.) Voto: 5

La Maschera di Cera – Le porte del domani : il prog rock italiano dei tempi d’oro da ormai dieci anni viene reincarnato egregiamente dalla band genovese. “Le porte del domani” non fa eccezione. (z.) Voto: 6/7

Bleeding Rainbow – Yeah Right : da Philadelphia un fuzz-pop senza troppi guizzi. (z.) Voto: 6-

Nataly Dawn – How I Knew Her: da Youtube star nel progetto Pomplamoose ad avventura solista, Nataly Dawn è innocua e fatica ad attirare interesse. (z.) Voto: 6

LEGENDA
10: la perfezione… non esiste
9: capolavoro, fra i migliori di sempre
8: grandissimo disco, probabilmente destinato a rimanere nella storia 5 stars1
7: album di buon livello, manca solo quel qualcosa che lo renda veramente memorabile 4 stars
6: discreto, passa abbastanza inosservato… innocuo 3 stelle
5: disco trascurabile, banale e poco degno di nota 2 stelle
4: album completamente inutile 1 stella
3: neanche Justin Bieber, difficile trovare di peggio.
2: non c’è limite al peggio
1: …
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